Carlo Goldoni
Filosofia e amore

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA   Menalippe e Leonzio

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SCENA SECONDA

 

Menalippe e Leonzio

 

LEON.

Vado anch'io, mia signora.

MEN.

No, fermate.

Dunque così studiate?

Mentre fuor di paese è il precettore,

State voi colla schiava a far l'amore?

LEON.

Veramente confesso

Che amar non mi dispiace...

MEN.

Una più degna face

Arder vi veggo in petto,

E pietosa m'avrete al vostro affetto.

LEON.

Cloridea non è vile.

MEN.

È una mia schiava.

LEON.

È ver, ma i suoi natali

Sono incogniti ancora;

E quel che in lei si vede,

Che sia nobile nata a noi fa fede.

MEN.

Costei, qualunque siasi,

Da noi la scaccierò.

Voi l'adorate, ed io la venderò.

LEON.

Ma perché mai?

MEN.

Perché...

Il perché lo so io.

Vecchio è lo sposo mio;

E poi la gli ho data,

Ma non son maritata. Egli potrebbe

Pentirsi, abbandonarmi,

O morire e lasciarmi.

Quando sola restassi...

E s'io giungessi a questo passo amaro...

Consolarmi potrebbe un suo scolaro.

LEON.

Cose lontane troppo

Voi ravvolgete in mente...

MEN.

È ver, ma quando

Lo volesse il destin, dite, Leonzio,

L'affetto mio non gradireste allora?

LEON.

Lungi siam noi; non vi rispondo ancora. (parte)

 

 

 


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