Carlo Goldoni
Filosofia e amore

ATTO TERZO

SCENA PRIMA   Camera in casa di Xanto.   Cloridea, Leonzio e Merlina

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera in casa di Xanto.

 

Cloridea, Leonzio e Merlina

 

MERL.

signore, lo dico e lo mantengo:

Cloridea, poverina,

D'Atene è cittadina.

Il padre è morto;

E la sua mamma, in povertà venuta,

Per non farle le spese l'ha venduta.

LEON.

Da Cloridea medesima

Tutto ciò mi fu detto; e poi si vede

Ch'ella è gentil, ma il suo padron nol crede.

CLOR.

Xanto non è che opponga

Alla mia libertà, ma Menalippe,

Per gelosia tiranna

O pur per avarizia,

Fa che Xanto commetta un'ingiustizia.

LEON.

Ma io pronto ho esibito

L'opportuno danar per liberarvi,

E il riscatto il padron non può negarvi.

MERL.

Al padrone io medesma ho palesato

Di Cloridea lo stato; Esopo ancora

L'ha detto alla signora, ed ho sentito

Che Xanto a Cloridea vuol dar marito.

LEON.

Dunque, per quel ch'io sento,

Sarà mia Cloridea.

MERL.

No, padron mio.

LEON.

Chi la può contrastar?

MERL.

La voglio io.

CLOR.

Sì, Merlina diletta,

Sarò tua, non temer. Leonzio, è vero,

Sposo mio diverrà; ma nel mio petto

Sempre avrà l'amor tuo la preferenza. (a Merlina)

(Compatire convien la sua innocenza). (a Leonzio)

LEON.

Anzi mi sarà caro,

Che tu segua ad amarla. (a Merlina)

MERL.

Se è così,

Siatele pur marito, e se volete

Ch'io sia contenta delle gioie sue,

Maritar ci potete tutte due.

CLOR.

No, cara, non conviene;

Se il bene ch'io godrò goder ti preme,

Trova uno sposo, e viveremo insieme.

MERL.

Sì, sì, lo troverò. Rapa mi ha detto

Che era di me bramoso:

Se me lo torna a dire, oggi lo sposo.

 

 

 


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