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FAB. Sono in impegno di farmi onore. Voglio che tutti possan dir bene di me. Se vado anch'io per il mondo mi verranno incontro con le carrozze, coi tiri a sei, con le trombette. Mi dispiace che non ci ho altri che un servitore solo, vecchio e stordito. Ma farò io. I buoni piatti li farò io. Ehi, Succianespole.
FAB. Perché non è acceso il foco?
FAB. Non mi star a far lo scimunito che oggi ho da dar da pranzo a un'Eccellenza.
FAB. Succianespole, che cosa daremo oggi da pranzo a sua Eccellenza? (ridente con confidenza)
SUC. Tutto quello che vorrà Vostra Eccellenza.
FAB. Qualche volta mi faresti arrabbiare con questa tua flemmaccia maledetta.
FAB. Lo sai fare il pasticcio di maccheroni?
FAB. Un fricandò alla francese?
FAB. Una zuppa con le erbucce?
FAB. Con le polpettine?
FAB. E coi fegatelli arrostiti?
FAB. Hai denari per ispendere?
FAB. T'ho pur dato uno zecchino!
FAB. Eh, il tuo salario, che ti ho dato, l'hai speso?
FAB. E non hai più un quattrino?
FAB. Maledetto sia il gnor sì e il gnor no! Si sente altro da te che gnor sì e gnor no?
SUC. Insegnatemi che cosa ho da dire.
FAB. Bisogna pensare a trovar denari.
FAB. Sì, erano dodici. Sei le ho impegnate, restano sei. Siamo in quattro, impegnamone due.
FAB. E non mi far aspettare due ore.
FAB. Andremo a spendere quando torni.
FAB. Che tu sia maledetto. Gnor sì, che tu sia bastonato!
SUC. Gnor no. (parte con una riverenza, poi torna)
FAB. Io non so come vada. In casa mia non vi è mai il bisogno e ormai ho dato fine a tutto. Ma non importa. Io ho da avere delle fortunaccie. I gran soggettoni ch'io tratto, i principi, i cavalieri ch'io servo mi faran cavalcare con le staffe d'oro. Semino per raccogliere e il grano della mia testa m'ha da rendere il cento per uno. Che si impegni e che si spenda: e poi?... in carrozza, in carrozza.
SUC. In carretta. (spuntando dalla scena, e subito parte)
FAB. Il diavolo che ti porti. (gli corre dietro e parte)