Carlo Goldoni
Gli innamorati

ATTO PRIMO

Scena Undicesima. Fulgenzio, poi Eugenia

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Scena Undicesima. Fulgenzio, poi Eugenia

 

FUL. Dice bene l'amico, dice benissimo. Dalle donne qualche cosa convien soffrire; quando si sa specialmente che una donna vuol bene, non serve il sofisticare, non conviene pesare le parole con la bilancia dell'oro, e guardare i moscherini col microscopio per ingrandirli. Son troppo caldo, lo conosco da me; ma in avvenire voglio assolutamente correggermi, vo' moderarmi. Già so che mi vuol bene. Se vuol dire, lasciarla dire. Eccola. Voglia il cielo ch'ella sia di buon umore. Mi pare ilare in volto. Ma qualche volta sa fingere. Non vorrei che dissimulasse. Orsù, non principiamo a sofisticare.

EUG. Serva umilissima, signor Fulgenzio.(affettando allegria)

FUL. Quest'umilissima si poteva lasciar nella penna.

EUG. Mi scappò, non volendo. La riverisco. Che fa? Sta bene?

FUL. Eh! Sto bene io. Ed ella come sta? (intorbidandosi un poco)

EUG. Benissimo. Ottimamente.

FUL. Me ne consolo. È molto allegra questa mattina.

EUG. Quando sono in grazia sua sono sempre allegrissima.

FUL. (C'è del torbido: non mi vorrei inquietare, ma ho paura non potermi tenere). (da sé)

EUG. Che dice ella di queste belle giornate?

FUL. Con questo ella, con questo ella mi ha un pochino sturbato, signora mia.

EUG. Questa mattina sono stata in complimenti, e mi è restato il lei fra le labbra.

FUL. In complimenti con chi?

EUG. Con certe amiche che son venute a favorirmi. Anzi mi hanno detto, che vogliono venir questa sera, per condurmi a spasso con loro.

FUL. E che cosa avete risposto?

EUG. Che ci anderò volentieri.

FUL. Senza di me?

EUG. Sicuro.

FUL. Mi piace. S'accomodi.

EUG. Oh bella! Mi avete mai condotta una sera a spasso?

FUL. Non vi ho condotta, perché non mi avete comandato di farlo.

EUG. Eh, dite perché avete degli altri impegni.

FUL. Io? Che impegni?

EUG. Eh via, che serve? Se avete in casa qualche mazzo di carte che vi avanzi, favorite portarmelo, che mi divertirò un poco dopo cena a giocare una partita con mia sorella.

FUL. Che novità è questa? Che discorso è questo? Cosa c'è sotto a questo vostro ragionamento?

EUG. Niente, signore. Faccio per non andare a letto sì presto. Voi avete fretta di partire la sera, e vi compatisco, perché avete i vostri interessi, avete degli affari importanti, ed io starò a divertirmi con mia sorella, o anderò a spasso con le mie amiche.

FUL. Eh, signora Eugenia, ci conosciamo.

EUG. Prenderete anche ciò in mala parte?

FUL. Ci conosciamo, vi dico, ci conosciamo.

EUG. Sì, ci conosciamo e ci conosciamo.

FUL. Ma il mio servitore in casa vostra non ci verrà più.

EUG. Che importa a me che ci venga né il servitor, né il padrone?

FUL. Eh già; queste sono le solite sue buone grazie.

EUG. Ha tabacco?

FUL. Se sono andato a far quattro passi con mia cognata...

EUG. Che cosa c'entra vostra cognata? Che importa a me di vostra cognata?

FUL. So quel che dico; e non avrete più il divertimento di tirar giù quel balordo del mio servitore.

EUG. Mi maraviglio di voi, che parliate così. Vi torno a dire, non m'importa né di lui, né di voi.

FUL. Né di me? Non v'importa di me? Né di lui né di me? Non ve n'importa? (passeggiando in giro con isdegno)

EUG. Fermatevi, che mi fate girar il capo.

FUL. Né di lui, né di me? (si un pugno nella testa)

EUG. Facciamo scene?

FUL. Né di lui. né di me?(si batte il capo a due mani)

EUG. Animo; finiamo queste sguaiaterie. (fra lo sdegno e l'amore)

FUL. Non posso più. (si abbandona sopra una sedia)

EUG. Avvertite che siete pazzo davvero.

FUL. Son pazzo, son pazzo?(seguita a battersi)

EUG. Non la volete finire?(con un poco di tenerezza)

FUL. Cagna! Crudele!

EUG. Bell'amore! a ogni menoma cosa subito si sdegna, in bestia, non può soffrir niente il signor delicato. Finalmente chi vuol bene ha da compatire; e ad una donna le si deve donar qualche cosa. Bella maniera di farsi amare!

FUL. Sì, avete ragione. (placato)

EUG. Ogni giorno siamo alle medesime.

FUL. Compatitemi, non farò più.

EUG. Non mi fate di queste ragazzate, che non ne voglio.

FUL. Andrete a spasso questa sera?(ridente amoroso)

EUG. Se mi parerà.(scherzando con amore)

FUL. Con chi anderete?

EUG. Eh! (come sopra)

FUL. Con me anderete.

EUG. Sicuro! (ironica)

FUL. Non volete venire con me? (un poco sdegnato)

EUG. Se ci veniste volentieri.

FUL. Ma carda Eugenia, possibile che ancora non siate certa dell'amor mio? In un anno incirca che ho la consolazione della vostra cara amicizia, v'ho dato io scarse prove d'amore? Ancora mi volete fare il torto di dubitarne? So che vi sta sul core quella povera mia cognata. Ma sapete il debito che mi corre. Mio fratello, che l'ama teneramente, me l'ha con calore raccomandata. Sono un galantuomo, sono un uomo d'onore. Non posso abbandonarla, non posso trattarla con inciviltà; se siete una donna ragionevole, appagatevi dell'onesto, compatite le mie circostanze, e per l'amor del cielo, Eugenia mia, non mi tormentate.

EUG. Via, avete ragione. Non vi tormenterò più. Compatitemi; conosco che ho fatto male...

FUL. Basta così, che mi si spezza il core per la tenerezza.

EUG. Mi vorrete sempre bene?

FUL. Credetemi, che domandandomi questa cosa, voi mi offendete.

EUG. Ve la domando, perché vorrei sentirmelo replicare ogn'ora, ogni momento.

FUL. Sì, cara, ve ne vorrò in eterno; e se il cielo vuole, non passerà gran tempo che sarete mia.

EUG. E che cosa aspettate?

FUL. Il ritorno di mio fratello.

EUG. Non potete maritarvi senza di lui?

FUL. La convenienza vuol ch'io l'aspetti.

EUG. Io lo so, perché differite.

FUL. E perché?

EUG. Perché avete paura di disgustare vostra cognata?

FUL. Maladetta sia mia cognata; maladetto sia quando parlo.

EUG. Eccolo qui, non si può parlare.

FUL. Ma se sempre mi provocate.

EUG. Mi voglio mettere a non dir più una parola.

FUL. Non potete parlare senza dire delle sciocchezze?

EUG. Le sciocchezze le dite voi, signor insolente.

FUL. Or ora vi faccio vedere un qualche spettacolo.

EUG. Ehi, chi è di ?

FUL. Non chiamate. (arrabbiato)

EUG. Pazzo.

FUL. Anderò via

EUG. Andate.

FUL. Non ci tornerò più.

EUG. Non m'importa.

FUL. Diavolo, portami. Portami, diavolo. (parte correndo)

EUG. Che vita è questa? Che amor maladetto! non posso resistere, non posso più. (parte)

 


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