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ROB. È sempre così gioviale il signor Fabrizio?
FLA. Lodo la vostra modestia, dovevate dire così caricato.
EUG. è di buon cuore, ma anche il buon cuore, quando eccede, è soverchio (sempre in aria melanconica).
ROB. Che ha la signora Eugenia, che mi par melanconica? (a Flamminia)
FLA. Non saprei, avrà i suoi motivi.
EUG. Diteglielo liberamente, se ha piacere di saperlo. Io non mi vergogno di manifestare una verità, che non mi fa disonore. Sono innamorata, signore, di uno che dovrebbe essere mio consorte; so di avergli dato un disgusto, me ne dispiace, e non son contenta se non lo vedo pacificato. (Così non mi seccherà più costui colle sue sguaiataggini). (da sé)
FLA. Sentite, che bel carattere è quello di mia sorella? La sincerità non vi è oro che la paghi.
ROB. Mi piace tanto la verità in bocca di una fanciulla, e sono sì poco avvezzo a sperimentarla, che sempre più la signora Eugenia mi obbliga a riverirla e ad amarla.
EUG. Sono tenuta alla vostra bontà, e mi rincresce che inutilmente impiegate il vostro amore e la vostra stima. (con serietà)
ROB. Non per questo cesserò di sperare.
ROB. Nelle vicende della fortuna, nei casi che possono impensatamente accadere; in qualche esempio di mutazioni accadute. Chi sa? anche i grandi amori sono soggetti alle loro peripezie. Anzi, quando le cose sono giunte all'eccesso, per lo più sono forzate a retrocedere, a diminuire. Caso mai che il vostro amante non fosse fido, quanto voi siete, avrò sempre anticipata la mia onesta dichiarazione.
FLA. Non dice male il signor Conte. Il suo amore non pregiudica né voi, né il signor Fulgenzio, e non si possono prevedere i casi. (Io non vorrei vedere nessuno scontento) (da sé)
EUG. Per me non vi hanno da essere altri casi, o di Fulgenzio, o di nessun altro.
ROB. Così dovete dire, e mi compiaccio ma dei casi ne potriano succedere.
EUG. Non vorrei che foste l'augello del malaugurio
ROB. No, signora, non mi prendete in cattiva parte.
FLA. È un cavalier di garbo, il signor Conte. (ad Eugenia) Convien compatirla. Parla così, perch'è innamorata. (a Roberto)
ROB. Siatelo, che il cielo vi benedica. Ma state allegra. Io non vi darò molestia su questo punto. Divertiamoci; parliamo di cose liete. (ad Eugenia)
EUG. È impossibile, signore; ho il core troppo angustiato.