Carlo Goldoni
Gli innamorati

ATTO SECONDO

Scena Ottava. Fulgenzio e detti

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Scena Ottava. Fulgenzio e detti

 

FUL. (Entra, vedendo Roberto resta un poco sospeso) (Chi è costui?)

FLA. Venga, venga, signor Fulgenzio. Questo cavalier forastiere è venuto qui in questo momento. È vero? (a Roberto) È un amico di nostro zio, e parte presto di Milano. È vero? (a Roberto)

ROB. Sì signora, come comanda.

FUL. Son servitor umilissimo a quel signor forastiere, e a lor signore ancora. (con serietà)

EUG. Si fa sempre desiderare il signor Fulgenzio. (allegra)

FUL. Troppe grazie, signora. Io non merito di essere desiderato. (mostrando indifferenza)

FLA. Accomodatevi. (a Fulgenzio)

FUL. Ben volentieri. (prende una sedia, e la porta presso a Flamminia)

EUG. Poni qui una sedia, Lisetta. Favorisca presso di me. (a Fulgenzio)

FUL. Grazie. Sto ben dove sono.

EUG. Venite qui, con licenza di questo signore, vi ho da dir una cosa. (con allegria a Fulgenzio)

FUL. Non mancherà tempo. (fingendo allegria)

EUG. Chi ha tempo, non aspetti tempo. (con allegria)

FUL. È molto allegra la signora Eugenia. (Questa è la pena che si prende, quando parto da lei sdegnato). (da sé)

ROB. La sua allegrezza è frutto della vostra venuta, signore.

FUL. Della mia venuta? (con serietà)

ROB. Sì, mi consolo con voi, che avete la sorte di possedere il più bel cuore del mondo.

FUL. II signor forastiere venuto in questo momento, è stato di già informato dalla signora Eugenia?

EUG. Vi dispiace che si sappia, che noi ci vogliamo bene?

FUL. Non signora; non mi dispiacerebbe, se si dicesse la verità.

EUG. Per parte mia non v'è dubbio; se voi poi non vi sentite in istato di confermarlo...

 


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