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SUC. Signore. (con una stoviglia in mano)
FAB. (Tieni questo grembiale, che or ora vengo, e senti: cresci qualche cosa per due persone di più). (a Succianespole)
SUC. (E le posate?) (a Fabrizio)
FAB. (Oh diavolo! come faremo?)
SUC. (Come faremo?)
SUC. (Vi sono quelle di legno).
FAB. (Sciocco! la riputazione. Zitto, l'ho trovata. Farò così, me ne farò prestar due dalla signora Clorinda. È una donna di garbo, non dirà niente a nessuno. Farò bene?)
FAB. Con licenza di lor signori.
FAB. Succianespole si è scordato di comprare una cosa. Vado io, e torno subito. (Eh, per ripieghi non c'è un par mio. Starei bene a una Corte, maggiordomo, primo ministro. Non sono morto. Chi sa!) (da sé e parte)