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RID. Ecco qui il signor Conte, il quale persuaso dalle mie ragioni, si contenterà che il signor Fabrizio gli faccia una semplice scusa.
FAB. Scusatemi, signor Conte. Il cielo ha voluto così. Mia nipote merita molto, e la fortuna le ha concesso in isposo il re de' galantuomini, il più bravo giovane di questo mondo, il più saggio, il più dotto, il più nobile cittadino di Milano.
ROB. Scuso in voi la più sonora, la più ridicola caricatura del mondo.
FAB. Viva mille anni il Conte dei Conti, il Cavaliere dei Cavalieri!
FUL. Deh concedetemi che io le porga la destra. (a Fabrizio)
FAB. Sì, generoso nipote: eroe del Ticino, gloria del nostro secolo!
EUG. Caro sposo, finalmente siete mio, vostra sono. Oh quante stravaganze prodotte furono dal nostro amore! Vicendevoli sono state le nostre gelosie, i nostri affanni, le nostre pene. Chi potrà dire che non fummo noi, e che non siamo tuttavia Innamorati? Oh quanti si saranno specchiati in noi! Deh quelli almeno, che si trovassero nel caso nostro, alzin le mani, ed applaudiscano alle nostre consolazioni.