Carlo Goldoni
Le inquietudini di Zelinda

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA   Don Flaminio e detto.

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SCENA QUINTA

 

Don Flaminio e detto.

 

FLAM. Amico, vorrei pregarvi d'una finezza.

LIND. Signore, vi prego di non trattarmi con questi termini. La mia fortuna non mi rende orgoglioso. La riconosco da voi, dalla vostra casa, e vi prego di continuare a comandarmi con libertà.

FLAM. Siete assai polito e civile, e meritate assai più... Ma lasciamo da parte per ora gli elogi che potrebbero offendere la vostra modestia. Voi sapete il mio amore e il mio impegno per la signora Barbara.

LIND. Lo so benissimo.

FLAM. Ella non è ancora informata del testamento, e se sapesse le cose come si trovano presentemente, avrebbe gran soggetto di temere per lei, o di rattristarsi. per me. Gli affari domestici m'hanno impedito d'andar da lei. Le ho scritto un biglietto, ma senza dirle niente di positivo. Mi era impegnato d'andar da lei a quest'ora precisa, ma aspetto l'avvocato, e non mi posso partire. Vi prego dunque d'andarla a ritrovare per parte mia, dirle la ragione perch'io non vado, e circa al testamento dar un cenno con arte della disposizion di mio padre, ma assicurarla ch'io sono disposto a perder tutto, piuttosto che abbandonarla.

LIND. Sarete servito... Ma se non vi premesse ch'andassi subito...

FLAM. Veramente mi premerebbe che vi andaste sollecitamente. La signora Barbara sarà impaziente, e tremo ch'ella sappia la disposizion di mio padre. Avete voi pure qualche cosa d'assai pressante?

LIND. Niente altro che dir due parole a mia moglie.

FLAM. Sì, vedetela. Ditele quel che le avete da dire, e andate.

 

 

 


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