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Tognina, Fabrizio, Lindoro e detti.
TOGN. (Conducendosi per mano Fabrizio e Lindoro, facendoli camminar forte e con allegria) Venite qui, venite qui, consoliamoci ancor noi. (a Fabrizio e Lindoro, tirandoli quasi per forza) Ben venuto, ben arrivato. Ce ne consoliamo infinitamente. (a Costanzo, che si volta a Barbara)
BARB. È la mia cameriera, signore.
TOGN. Signor sì; e questi dev'esser mio marito, e quest'altro è il segretario, e si può dire l'amico dello sposo della padrona. (lo tiene per la mano)
FABR. Per servirla. (si libera dalla mano di Tognina)
LIND. Per obbedirla. (vorrebbe liberarsi dalla mano di Tognina, ma ella lo tiene forte)
COST. Vi ringrazio del buon amore ch'avete per me, e per mia figlia. (a tutti due) Vi prego riverire per me il signor don Flaminio, e dirgli che quanto prima mi darò l'onore di riverirlo in persona. (a Lindoro, e parte)
BARB. Salutatelo ancora da parte mia e ditegli che quando può, si lasci vedere. (a Lindoro, e parte)