Carlo Goldoni
Le inquietudini di Zelinda

ATTO TERZO

SCENA SEDICESIMA   Lindoro e detti.

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SCENA SEDICESIMA

 

Lindoro e detti.

 

LIND. Servitor umilissimo di lor signori. (tutti lo salutano)

AVV. Dov'è la signora vostra consorte?

LIND. Non è qui Zelinda?

AVV. Non si è ancora veduta.

LIND. Credeva vi dovesse essere prima di me. Non dovrebbe tardar a venire.

AVV. Frattanto, per non perder tempo, leggeremo la sostanza dell'aggiustamento, per sentire se il signor Pandolfo ha qualche cosa in contrario.

PAND. Per me, lo sentirò volentieri, e vi prometto di contribuirvi, quando i miei clienti non sieno lesi. (voltandosi verso donna Eleonora)

FLAM. (Non temete ch'ei vi trovi difficoltà). (piano all'Avvocato)

AVV. (Avete messo in pratica la spargirica che v'ho suggerita?) (a don Flaminio)

FLAM. (Sì, ed è riuscita benissimo). (all'Avvocato)

AVV. (Conosco gli uomini, non poteva mancare). Signor notaro, favorisca di legger solamente gli articoli. Poi si farà la lettura intiera quando vi sarà la signora Zelinda, e che saranno per sottoscrivere. (tutti siedono)

NOT. Ecco la base dell'aggiustamento. Primo. La signora donna Eleonora rinunzierà al benefizio del testamento rispetto agli alimenti, alla casa, alla servitù, ed ai venti scudi al mese di che si trova incaricato l'erede. Ed il signor don Flaminio in ricompensa di ciò promette ecc. spontaneamente ecc. a titolo di ricognizione, pagar per una volta tanto alla signora donna Eleonora, oltre la sua dote, la somma di dieci mila scudi in danaro contante.

AVV. Cosa dicono? Sono di ciò contenti?

FLAM. Per me contentissimo.

AVV. E la signora donna Eleonora?

ELEON. Cosa dice il signor Pandolfo?

FIL. Io credo, che chi ha un poco di ragione in capo...

PAND. Perdoni, signore; ella ci vorrebbe trovare delle difficoltà, ed io dico che la proposizione è onesta, e l'accomodamento non può essere più avvantaggioso. (verso don Filiberto)

FIL. Io non ho mai sognato di dire diversamente.

ELEON. Dieci mila scudi? Non mi scontento.

AVV. Leggiamo l'articolo che risguardi il signor Lindoro e la moglie.

LIND. Ma se non vi è Zelinda...

AVV. Quando verrà, lo rileggeremo. Favorisca. (al Notaro)

NOT. Secondo. Il signor Lindoro, per nome suo e della signora Zelinda sua moglie, rinunzierà al benefizio della sostituzione all'eredità del fu signor don Roberto, in caso che il signor don Flaminio si ritirasse contro la mente del testatore, ed il signor don Flaminio, in ricompensa di tale rinunzia fatta in di lui avvantaggio, promette ecc. spontaneamente ecc. pagar a titolo di ricognizione ai suddetti jugali la somma di quindici mila scudi in danaro contante.

AVV. Cosa dicono lor signori? (a don Flaminio e Lindoro)

FLAM. Per me l'approvo, e ne son contento.

AVV. E voi, signore? (a Lindoro)

LIND. Non ho niente in contrario, ma vorrei che ci fosse Zelinda.

PAND. (È un'eredità stupenda. Che lite si sarebbe fatta! Ma è meglio un ovo oggi, che una gallina domani). (da sé)

 

 

 


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