Carlo Goldoni
L'isola disabitata

ATTO PRIMO

SCENA NONA   Roberto e Gianghira

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SCENA NONA

 

Roberto e Gianghira

 

ROB.

(Benché fosse eccedente il suo furore,

In un uomo viltà saria il timore). (da sé)

GIAN.

(Eppur voglio arrischiarmi.

Se furente sarà, saprò sottrarmi). (da sé)

ROB.

Giovine sventurata,

Narratemi chi siete:

Meco parlare e confidar potete.

GIAN.

Nacqui in patria chinese.

Il mio nome è Gianghira.

ROB.

(Della China parlando ella delira). (da sé)

GIAN.

Voi, povero infelice,

Posso saper chi siate?

ROB.

Più non vel rammentate?

Son delle navi e delle nostre schiere

Ammiraglio supremo e condottiere.

GIAN.

(La solita pazzia). (da sé)

ROB.

Deh, raccontatemi

Donde il vostro dolor sia derivato.

GIAN.

(Vuò veder se m'intende il forsennato). (da sé)

Il padre mio crudele

Violentar mi voleva a dar la mano

A uno sposo, qual lui, fiero, inumano.

A un barbaro consorte

Volli antepor la morte, - e il genitore

In quest'isola incolta e inabitata

Mi ha condotta egli stesso, e abbandonata.

ROB.

(Non mi sembra il suo dir mentito o stolto). (da sé)

GIAN.

Segni di compassion gli leggo in volto.

ROB.

Giovane, se fia vero

Quel che voi mi esponete,

Di soccorso e pietà certa voi siete.

GIAN.

Se fidar mi potessi...

ROB.

Vano è il vostro sospetto.

GIAN.

Il ciel vi torni il lucido intelletto.

ROB.

(Ecco, adesso delira). (da sé) Voi temete

Quel difetto in ogni un che regna in voi.

GIAN.

(Ecco, ei ricade ne' deliri suoi). (da sé)

 

 

 


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