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ATTO SECONDO
SCENA QUARTA Padiglioni sparsi per la campagna. Roberto, Guardie; poi Gianghira
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Padiglioni sparsi per la campagna.
Roberto, Guardie; poi Gianghira
ROB. |
Ancor mi sta nell'alma La sventurata giovane furente, Cotanto agli occhi miei bella e avvenente. Vorrei coi benefici, Colla pietade e coll'affetto ancora, Moderar, s'io potessi, il suo dolore, Tornarle il senno e consecrarle il cuore. Parmi, se non m'inganno... appunto è dessa. Eccola; a me si appressa. |
GIAN. |
Signore, a' piedi vostri... (corre impetuosamente a' piedi di Roberto) |
ROB. |
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GIAN. |
Non deliro, signor, no, v'ingannate. |
ROB. |
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GIAN. |
Pur troppo, un menzognero |
ROB. |
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GIAN. |
È Garamone. |
ROB. |
Ma perché un tal inganno? |
GIAN. |
Per me quel mentitore |
ROB. |
Se le vostre pupille |
GIAN. |
Dunque mi abbandonate |
ROB. |
Mi dichiaro per voi. Arbitra siete Del mio poter. Tutti son miei soggetti: Vuò che ogni uno vi stimi e vi rispetti. Vi supplico restar. Là dentro entrate, Placida riposate in fin ch'io torni. Il comun bene e il mio dover mi chiama. Sì, felice e contenta il cor vi brama.
Di cento affanni e cento, |