Carlo Goldoni
L'isola disabitata

ATTO TERZO

SCENA PRIMA   Padiglioni con vari sedili.   Roberto, Gianghira, Valdimonte, Garamone, Carolina, Giacinta, Panico, tutti a sedere, ed altre Persone parte sedute e parte in piedi

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Padiglioni con vari sedili.

 

Roberto, Gianghira, Valdimonte, Garamone, Carolina, Giacinta, Panico, tutti a sedere, ed altre Persone parte sedute e parte in piedi.

 

 

CORO

 

 

Tutti insieme ragunati,

Tutti uniti in società,

Del paese impossessati,

Diamo il nome alla città.

 

ROB.

Io di Gianghira in grazia,

Che si è fra noi salvata,

Senza esitanza alcuna

La direi la Città della Fortuna.

GIAN.

Anzi, in riguardo mio,

Nominare potreste la città

Terra di buon amore e di pietà.

VAL.

Se la nostra nazione or vi comanda,

La possiamo chiamar la Nuova Olanda.

GAR.

O per la vicinanza

Del popolo chinese,

Si potrebbe chiamar China Olandese.

PAN.

No, in grazia della China,

A noi poco lontana,

La possiamo chiamar Febbre terzana.

CAR.

Io l'intitolerei Città novella.

GIAC.

Ed io la chiamerei l'Isola bella.

ROB.

Ciascuno, a quel ch'io sento,

A diverso pensier finor si attiene:

Ora il voto comune udir conviene.

 

 

CORO

 

 

Ciascuno accorda,

Ciascuno approva

Che sia chiamata

L'Isola nuova.

E il nome proprio

Della città

Terra d'amore

Si chiamerà.

 

ROB.

Dunque pensar dobbiamo

Che la città novella,

Terra d'amor chiamata,

Sia d'amor fecondata,

E con gli auspici di pudico amore,

Sia al comun ben sagrificato il cuore.

 

 

CORO

 

 

Dolce Cupido,

Piacer del mondo,

Sia questo lido

Per te fecondo;

La bella pace,

La fedeltà,

Formin la nostra

Felicità.

 

ROB.

Adorata Gianghira,

Io vi ho veduta appena,

Che mi accesi di voi. Se dal destino

Foste per opra mia serbata in vita,

Par che il destin meco vi voglia unita.

GIAN.

Ma, signore, i Chinesi

Qui testé arrivati,

In qual guisa da voi fur licenziati?

ROB.

Non parliam di tal gente.

So tutto, e ciò vi basti;

Ma seminar contrasti

Per cagion di me stesso, io non costumo:

Sono i finti Chinesi andati in fumo.

PAN.

Non signor, non è vero;

Voi la diceste grossa:

Eccoci tutti cinque in carne ed ossa.

VAL.

È uno sciocco colui.

GAR.

Stolido affatto.

CAR.

Panico è un mentitor.

GIAC.

Panico è un matto.

PAN.

Grazie dei lor favori,

Contro il merito mio; grazie, signori.

ROB.

Basta, basta; di ciò più non si parli.

Deh, se non sono indegno,

Bella, dell'amor vostro,

Porgetemi la man.

GIAN.

La grazia accetto,

La mia fede vi giuro, e il mio rispetto.

CAR.

(Son contenta).

GIAC.

(Ho piacer).

VAL.

(Speranze, addio).

GAR.

(Se tace ognun, deggio tacere anch'io).

PAN.

Del vostro matrimonio

Sarò io testimonio.

Via, sposatevi pure, eccomi qua.

Ka Kiri Kara Kella

Kakiri Karakà.

ROB.

Ecco la destra, o cara.

GIAN.

Ecco la destra e il cuore.

ROB.

Vostro son io.

GIAN.

Vostra mi rese amore.

 

Non temere, o mio tesoro,

Che costante anch'io ti adoro.

E se fido a me tu sei,

Paventar non puoi di me.

Come il rio va cheto al mare,

E confonde tra quell'onde

L'acque dolci e l'acque amare,

L'alma mia si perde in te.

 

 

 


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