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CONTE: Di' al Cavaliere di Ripafratta, che favorisca venir da me, che mi preme di parlargli. (Al Servitore.)
SERVITORE: Nella sua camera so che non c'è.
CONTE: L'ho veduto andar verso la cucina. Lo troverai.
CONTE: (Che mai è andato a far verso la cucina? Scommetto che è andato a strapazzare Mirandolina, perché gli ha dato mal da mangiare). (Da sé.)
ORTENSIA: Signor Conte, io aveva pregato il signor Marchese che mi mandasse il suo calzolaro, ma ho paura di non vederlo.
CONTE: Non pensate altro. Vi servirò io.
DEJANIRA: A me aveva il signor Marchese promesso un fazzoletto. Ma! ora me lo porta!
CONTE: De' fazzoletti ne troveremo.
DEJANIRA: Egli è che ne avevo proprio di bisogno.
CONTE: Se questo vi gradisce, siete padrona. È pulito. (Le offre il suo di seta.)
DEJANIRA: Obbligatissima alle sue finezze.
CONTE: Oh! Ecco il Cavaliere. Sarà meglio che sostenghiate il carattere di dame, per poterlo meglio obbligare ad ascoltarvi per civiltà. Ritiratevi un poco indietro; che, se vi vede, fugge.
CONTE: Il Cavaliere di Ripafratta, toscano.
CONTE: Non può vedere le donne.
ORTENSIA: È ricco? (Ritirandosi.)
CONTE: Sì, Molto.
DEJANIRA: È generoso? (Ritirandosi.)
DEJANIRA: Venga, venga. (Si ritira.)
ORTENSIA: Tempo, e non dubiti. (Si ritira.)