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OTT. Povera donna Aurelia! Ella è trasformata troppo nella figliuola, e non conosce i di lei difetti, e non la crede un'ingrata. Possibile che questo amore di natura giunga cotanto ad acciecare le madri? No, la natura non è mendace, non è adulatrice di se medesima. Questo amore soverchio che hanno le madri per i parti loro è prodotto da due diverse cagioni: dalla tenerezza del cuore e dall'assuefazion dell'amore. Le grazie che crescono di giorno in giorno nei teneri bambinelli, vanno radicando l'affetto nell'animo di chiunque si fa piacere nell'educarli; quindi avviene che l'uomo amerà più talora un figlio non suo, allevato sotto gli propri occhi, di quello faccia un vero parto delle sue viscere, o sconosciuto, o da sé lontano. Povera donna Aurelia! mi fa pietà. Per cagione di questa sua ingrata figlia, soffre gl'insulti di sua cognata e sacrifica i più bei giorni dell'età sua. Io l'amo sinceramente, e non la posso adulare. Eppure, chi vuole delle donne la grazia, conviene necessariamente adularle: poche essendo quelle che, conoscendo il pregiudizio delle loro passioni, cerchino il disinganno ed amino la verità. (parte)