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AUR. Temerario! cotanto ardisce? E voi, che facevate qui con Florindo?
AUR. Così obbedite ai comandi di vostra madre?
LAUR. È passato per accidente.
AUR. E nelle camere di vostra zia per qual ragione vi siete andata?
LAUR. Perché mi ha mandata a chiamare.
AUR. Che cosa voleva da voi?
AUR. Parlate, dico: che cosa volevano?
LAUR. Non l'avete sentito da voi medesima?
AUR. Sfacciatella! Sì, ho inteso. E senza di me si va a trattare di matrimonio?
LAUR. Finalmente... è mia zia.
AUR. Sì, una zia che cerca di rovinarvi.
LAUR. Volendo darmi marito, mi pare ch'ella non mi rovini.
AUR. Non sapete che nei matrimoni si richiede l'egualità?
LAUR. Circa all'età, non vi è gran differenza.
AUR. Fate la sciocca, eh? Non è quella degli anni l'egualità che richiedesi nel matrimonio, ma quella della nascita, del carattere, del costume.
LAUR. Cara signora madre, conosco tante ragazze, che per voler troppo, sono invecchiate così.
AUR. E per questo, che cosa vorreste dire?
LAUR. Gli anni passano anche per me, e se perdo questa occasione...
AUR. No, cara, siete ancor giovinetta: vi è tempo, e poi questa non è occasione opportuna per voi.
LAUR. Ma nessuno me ne propone un'altra.
AUR. Vi sareste maritata a quest'ora, se vostra zia non temesse sborsare la dote.
LAUR. Ma se trovasi uno che mi sposa senza la dote, perché non si ha d'accettare?
AUR. Perché non è vostro pari.
LAUR. A me poco importa, signora madre.
AUR. Se non importa a voi, importa a me.
LAUR. Ah! se mi volete bene...
AUR. Oh Dio! ti amo anche troppo. Se non ti amassi tanto, non sacrificherei la mia quiete per te.
LAUR. Cara signora madre, se voi mi amate, concedetemi il signor Florindo.
AUR. No, questo non sarà mai.
LAUR. No? Pazienza. (vuol partire)
AUR. Avvertite: senza mio ordine non andate più nelle camere di vostra zia.
LAUR. Eh sì, in verità facevo conto di andarvi adesso.
LAUR. Così... a ritrovarla.
AUR. Presto, andate nella vostra camera.
LAUR. Morirò; sarete contenta.
AUR. Oh Dio! A me questo? A me, che sai che ti amo quanto l'anima mia?
LAUR. No, che non mi amate. Se mi amaste, non neghereste di consolarmi.
AUR. Ma Florindo, cara, non è per te.
LAUR. L'amo; non posso vivere senza di lui, e lo voglio.
AUR. Lo voglio? A tua madre hai coraggio di dire lo voglio?
LAUR. Sì, ammazzatemi, trucidatemi, vi torno a dire lo voglio. (parte)
AUR. Come? Così parla a sua madre? Oh Dio! Questo ho da soffrir da colei che amo tanto? Da quella ch'è l'unico mio bene? l'unica mia consolazione? Misera Aurelia! infelice amor mio! (resta piangendo)