Carlo Goldoni
La madre amorosa

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Il conte Ottavio, poi Brighella.

 

OTT. Ah donna Aurelia, voi mi ponete in un gran cimento. Dovrò sposar la figlia, perché amo la madre? Ma se la madre ha giurato di non volermi! E bene, non potrò vivere senza di lei? Sì, ma se da me dipende la di lei pace, sono un ingrato se non procuro di assicurargliela, anche a costo della mia vita medesima. Finalmente donna Laurina è sua figlia, e godrò in lei una porzione di quel cuore... Eh, lusinghe vane, altro è il cuore della madre, altro è il cuor della figlia. Numi, consigliatemi voi.

BRIGH. Signor conte.

OTT. Che c'è?

BRIGH. No la va a le nozze?

OTT. Che nozze?

BRIGH. No la sa gnente?

OTT. Io non so di che parli.

BRIGH. Donna Lugrezia e don Ermanno i fa cosse stupende per le nozze de so nevoda.

OTT. Di donna Laurina? Con chi?

BRIGH. No la sa, che la sposa el sior Florindo?

OTT. No, Brighella, tutto è disciolto.

BRIGH. La perdoni. I è un'altra volta in camera siora donna Laurina, sior Florindo, el nodaro, i testimoni, e se fa el contratto.

OTT. Brighella, dici davvero?

BRIGH. L'è cussì da galantomo.

OTT. Oh cielo! E donna Aurelia che dice?

BRIGH. No la se vede. Credo che né anche la lo sappia.

OTT. Avvisiamola presto.

BRIGH. Vorla che la trova? che ghe lo diga?

OTT. Sì, cercala tu, la cercherò ancor io. Ma no, fermati. (Se segue il matrimonio di donna Laurina, allora esco io dall'impegno). (da sé) Andiamo. (a Brighella)

BRIGH. L'è meio; fora dei strepiti.

OTT. Ma la povera donna Aurelia? Averò cuore di abbandonarla? Posso impedire che sia tradita, e non lo farò? Son cavaliere, son uno che l'ama. Brighella, cercala, avvisala. Povera dama! Non si abbandoni, che non lo merita la sua bontà. (parte)

BRIGH. Sto povero signor l'è cotto. Lo compatisso, e tanto lo compatisso, che faria de tutto per renderlo consolà. Gran cossa l'è sto amor! Chi nol prova, nol crede. Mi l'ho provà pur troppo, e lo so. Ho scomenzà da ragazzo, e co l'andar dei anni ho cambià el modo, ma non ho cambià la natura. Dai diese sina ai disdotto ho fatto l'amor co fa i colombini, zirando intorno alla colombina, ruzando pian pianin sotto ose, e dandoghe qualche volta una beccadina innocente. Dai disdotto sina ai vintiquattro ho fatto l'amor co fa i gatti, a forza de sgraffoni e de morsegotti. De vintiquattro me son maridà, e ho fatto come i cavai da posta. Una corsa de un'ora, e una repossada de un zorno. Adesso me tocca a far co fa i cani: una nasadina, e tirar de longo. (parte)

 

 


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