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ERM. Non voglio che dicano ch'io e donna Lucrezia siamo avari. Vuò dar fondo alla casa, e si sguazzi. Facciamo un poco d'illuminazione. Tu metterai queste due candele sulle lumiere, (a Traccagnino) e queste altre due sui candelieri.
TRACC. De cossa eli sti moccoli de candele, che i è cussì negri?
ERM. Sono di cera. Sono candele che hanno servito allo sposalizio del povero mio cognato.
TRACC. El li pol lassar in testamento fin a la quarta generazion. (va a metterli sulle lumiere) I oio da accender sti mòccoli?
ERM. Signor no. È ancora presto. Si farà l'illuminazione quando compariranno gli sposi, quando il contratto sarà sottoscritto.
TRACC. Lo sottoscriverali adesso el contratto?
ERM. Ora, in questo momento. Frattanto che il notaro scrive, voglio preparare qualche cosa per le nozze. Voglio fare quello che non ho più fatto.
TRACC. Bravo! Che el se fazza onor, sior patron.
ERM. Prendi questo mezzo paolo, e va a comprare dei confetti.
TRACC. Nol vol che i ghe fazza mal.
ERM. Eccoti un altro mezzo paolo. Va a prendere un fiaschetto di vino dolce.
TRACC. Oh, el vin l'è da persone ordinarie.
ERM. Che cosa ci vorrebbe?
TRACC. Della cioccolata.
ERM. Oh sì. Prepara quattro o sei caraffe di acqua fresca del nostro pozzo. Il rinfresco sarà civile, e non farà male a nessuno.
TRACC. Acqua de pozzo? Questo l'è el rinfresco che usa anca i aseni, sior patron.
ERM. Vorrei spendere un altro mezzo paolo, e non so in che.
TRACC. Mi, sior, ve lo farò spender ben.
ERM. In che cosa?
TRACC. In t'un brazzo e mezzo de corda.
ERM. Da che fare?
ERM. Chi è questo avaro? (con collera)
TRACC. Eh, gnente. Uno che conosso mi.
ERM. Zitto, che rumore è questo?
TRACC. In quella camera i cria.
TRACC. Questa l'è la patrona. No vôi strepiti. (parte)
ERM. Anderò io a vedere. (s'avvia verso la camera)