Carlo Goldoni
La madre amorosa

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

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ATTO TERZO

SCENA PRIMA

 

Camera di donna Aurelia.

 

Donna Aurelia sola.

 

AUR. A me un insulto di questa sorte? Rapirmi una figliuola ch'io amo più di me stessa? Strapparmela dal seno, e con essa strapparmi il cuore? Misera me! Ecco il bel frutto ch'io raccolgo dalle mie sollecitudini per allevarla. Ah Laurina ingrata, e sarà vero che tu cooperi a maltrattarmi, a deridermi, a mortificarmi? Tu stessa, scordata dell'amor mio, porgerai la tua mano a mio dispetto a Florindo? Te ne pentirai, ingrata, sì, te ne pentirai. Piangerai un giorno amaramente senza rimedio, maledirai la tua debolezza, e ti sovverrà della giustizia che ti faceva tua madre. Sì, te ne pentirai. Ma che mi gioverà il tuo pentimento? Egli mi accrescerà il rammarico, la mortificazione, il cordoglio. L'amor mio non ha da attendere la ricompensa dal tuo pentimento, l'ha da pretendere dalla tua obbedienza; e se questa non può ottenersi dalla tua gratitudine, s'ha da procurare dalla mia autorità, dal tuo rispetto, anche a costo di una giusta rigorosa violenza. Ricorrerò ai tribunali, farò valere le mie ragioni, e se donna Lucrezia persisterà a pretendere... Ecco Laurina mia. Oh cieli! Qual motivo me la guida ora dinanzi agli occhi? Come ho io da riceverla? Con amore, o con isdegno? Armarmi dovrei di rigore, di minaccie, ma sono una madre amante: nel vederla m'intenerisco, e posso appena trattenere il pianto negli occhi.

 

 


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