Carlo Goldoni
La madre amorosa

ATTO TERZO

SCENA QUATTORDICESIMA

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SCENA QUATTORDICESIMA

 

Donna Laurina e detti.

 

LUCR. Venite qui, Laurina mia, e sappiate ch'io vi amo più di quello v'immaginate. Ho veduto che con pena vi ridurreste a chiudervi nel ritiro. Osservate che vostra madre vi lusinga, e niente conclude; onde io, senza perdere tempo in vano, ho risolto adesso subito di maritarvi.

LAUR. Che siate benedetta. Con chi?

LUCR. Ecco qui, col signor Florindo.

LAUR. Con lui?

FLOR. Con me, cara Laurina, che per eccesso di amore oltre il sacrifizio del cuore, vi offro quello di ventimila scudi.

ERM. Che vagliono più di ventimila cuori.

LUCR. Che dite? Siete voi contenta?

LAUR. E mia madre?

LUCR. Vostra madre ha di molte parole e pochissimi fatti. Lo sposo eccolo qui.

LAUR. Lo vedo io.

ERM. E così?

LAUR. Non so che dire.

LUCR. Lo prenderete?

LAUR. Lo prenderò.

FLOR. Mi consolate, cara Laurina.

LAUR. Ma se mia madre lo sa?

LUCR. Presto, datele la mano.

ERM. Vediamo un poco la contraddote. Ci vorrebbe il notaro.

PANT. Intanto, che la me conta i mille ducati.

FLOR. Abbiate un poco di sofferenza. Sono qui, sono vostri.

PANT. I xe mii, ma no se dise quattro, se no i xe nel sacco.

 

 


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