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La signora Felicita e Grilletta
FELIC. (Ci mancava costei a farmi disperare un po' più). (da sé)
GRILL. Via, signora padrona, non istia ad affliggersi per così poco. Se non anderà quest'anno in campagna, ci anderà un altro.
FELIC. Ci voglio andare quest'anno. Non sono una miserabile: abbiamo anche noi case e poderi quanto la signora Leonide, e due volte più.
GRILL. Non vi è altra differenza, se non che ha dei parenti che la contentano, e ella è tenuta bassa.
FELIC. Lo dirò a mio padre. Io non voglio più far questa vita. Mio padre e mio fratello sono uomini come gli altri. Se vogliono, mi possono dare questa piccola soddisfazione, e se non vogliono, so io quel che farò.
GRILL. Vuol ella forse...
FELIC. So io quel che risolverò.
GRILL. Ecco qui il signor padre: gli dica l'animo suo.
FELIC. Capperi, se glielo dirò!
GRILL. Io me ne vado, non voglio altri guai; ne ho tanti de' miei, che mi bastano.
FELIC. Che avete voi, che vi dà fastidio?
GRILL. Un affanno grande grandissimo, che mi fa vegliare di notte e smaniare di giorno.
GRILL. Nella volontà di marito. (parte)