Carlo Goldoni
I malcontenti

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Il signor Ridolfo e le suddette.

 

RID. Oh signora Felicita, dove si va?

FELIC. Levo l'incomodo alla signora Leonide. Sono venuta a fare il mio debito.

RID. Troppo gentile, signora. Prima ch'io parta, sarò a riverirla, e a ricevere i suoi comandi.

LEON. A che ora partiremo, signor Ridolfo?

RID. L'ora non l'ho per anche fissata.

LEON. Fissatela. Ci vuol tanto? Prima avete detto dopo desinare. Poi alla sera. Volete aspettare la notte? Si può partire quando tramonta il sole.

RID. Si partirà, quando si potrà. (E se non vengono i mille scudi, non si partirà). (da sé)

FELIC. Diceva io alla signora Leonide, che se avessero differita la loro partenza a domani, avremmo avuto la fortuna d'andar insieme.

RID. Davvero? Differiamola dunque. (a Leonide)

LEON. Non signore, non signore, non si può differire. Si è mandato a dire agli altri che si partirà questa sera; volete che ci trattino da pazzi?

RID. Niente, cara sorella, non vi confondete. Manderò io da tutti: alcuni anzi avranno piacer di restare. Questa sera vi è la commedia nuova.

FELIC. Oh sì, questa sera vi è la commedia nuova.

LEON. Pensate voi, se per una scioccheria simile s'ha a differire la nostra partenza.

RID. Io ci ho tutta la mia passione per le commedie; restiamoci, cara sorella.

LEON. Se volete restar voi, restateci; io me n'anderò con tutta la compagnia.

FELIC. Lo sapete, signor Ridolfo, chi sia l'autore della commedia nuova di questa sera?

RID. Non signora, non lo so. Sento dire che sia un autore novello, che per la prima volta si espone.

FELIC. Ora sappiate che quest'autore novello è il signor Grisologo, mio fratello.

RID. Meglio. Restiamoci, signora Leonide.

LEON. Oh, oh, sarà una bella cosa davvero! (ironicamente)

FELIC. Non ne ha più fatto; per altro sento dire che sia una bellissima cosa.

LEON. Quasi quasi ci resterei; ma non è possibile, signor Ridolfo, bisogna andar per forza.

RID. Perché per forza?

LEON. Non lo sapete che questa mattina per tempo si sono mandati in villa tutti i letti, e che non vi è da dormire né per noi, né per la servitù?

RID. Cospetto di bacco! non me ne ricordavo.

LEON. E di più abbiamo il signor Roccolino, che da noi non si parte più.

RID. Questo è un inconveniente. (E se non si trovano i mille scudi, vuol esser bella!) (da sé)

FELIC. (Che ricchi signori! Fanno passeggiare anche i letti!) (da sé)

LEON. Ora vedete se necessariamente s'ha da partire.

RID. Così è, signora Felicita, ci conviene partire.

FELIC. Pazienza. Sfortuna mia, questa.

RID. Sfortuna mia grandissima, perdendo la bella sorte di una così amabile compagnia.

LEON. La signora Felicita ci verrà a ritrovare in campagna.

RID. Oh fosse vero! Non mi potrei bramare maggior contento. Venga a stare un poco da noi.

FELIC. Se mi sarà possibile, ci verrò volentieri.

RID. Mi spiace infinitamente di perdere questa commedia.

LEON. Il signor Grisologo la porterà con lui in campagna; e ci farà il piacere di leggerla.

FELIC. Perché no? Questo si potrà fare.

RID. Ma non si potrebbe sentirne qualche scena anticipatamente?

LEON. Quando?

RID. Oggi; prima che si parta.

FELIC. Glielo dirò, e lor signori saranno tosto avvisati. Serva umilissima.

LEON. Sì sì, verremo a ridere un poco.

FELIC. (Sguaiataccia! se non fosse per suo fratello, non ci metterei piede in casa sua). (da sé, e parte)

 

 


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