Carlo Goldoni
I malcontenti

ATTO SECONDO

SCENA DODICESIMA

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SCENA DODICESIMA

 

Camera grande.

 

Grisologo, Felicita, Leonide, Ridolfo, Roccolino, Policastro, Mario. Cricca indietro. Si tira innanzi il tavolino, in mezzo, per il signor Grisologo, e le sedie per tutti, e tutti si pongono a sedere.

 

GRIS. Favoriscano accomodarsi. (siede nel mezzo)

LEON. (Prendiamoci questa seccatura). (da sé)

ROCC. Bravo, signor Grisologo, bravo, me ne rallegro con lei.

LEON. Bravo gli dite, prima d'aver sentito niente? Vi rallegrate con lui troppo presto.

ROCC. Son prevenuto che abbia a essere cosa buona. Bravo, me ne rallegro.

GRIS. Obbligatissimo alle di lei grazie.

POLIC. E l'ha fatta in meno di quattro mesi, sa ella?

ROCC. Così presto? bravo.

POLIC. Io non l'avrei fatta in quattro anni.

RID. Via, signore, non ci tenete più in pena. Fateci godere le vostre grazie.

GRIS. Subito vi servo. Se il signore zio non vuol venire, suo danno, principieremo senza di lui.

POLIC. Già mio fratello non sa niente. Non sa far altro che numerar quattrini lui.

RID. Se fosse mio zio, farei che ne numerasse meno.

GRIS. Alle volte vengono a me pure delle tentazioni...

LEON. Spicciatevi, signore, perché noi vogliamo andare in campagna. (a Grisologo)

GRIS. Subito. (prepara il libro e si va accomodando)

FELIC. (E Grilletta non si vede con il vestito. Già lo prevedo. Mi converrà poi andare così. Andar certo; come si sia). (da sé)

GRIS. Sono pregati del loro compatimento. Finalmente questa è la prima commedia che ho fatto.

MAR. E questa sera si rappresenta in teatro?

GRIS. Sì signore, per servirla.

MAR. Spiacemi di non vederla. Restiamo qui questa sera, signor Ridolfo.

LEON. Signor no, signor no, questa sera s'ha da partire; ed il signor Mario ha da venire con noi.

MAR. Come comanda la signora Leonide. Sentiamola dunque ora.

GRIS. Certamente in teatro farà maggior figura, colla varietà delle voci, coll'azione de' personaggi. Basta, m'ingegnerò di gestire alla meglio.

ROCC. Bravo, me ne rallegro infinitamente.

POLIC. Ma via, principiate. Muoio di volontà di sentirla.

LEON. Sarà breve, m'immagino.

FELIC. Ha una gran fretta la signora Leonide.

LEON. L'averebbe anche lei, se si trattasse d'andare.

FELIC. Da questa sera a domani...

GRIS. Signori, supplico tutti umilmente di ascoltare e tacere, poiché patisco assaissimo, quando , se sento un menomo zitto. Principiamo.

La Vita di Cromuel protettore dell'Inghilterra, commedia di carattere in versi.

MAR. La Vita di Cromuel? La vita d'un uomo in una sola commedia?

GRIS. Sì signore. Sachespir, celebre autore inglese, ha fatto La vita e la morte di Riccardo terzo Re d'Inghilterra.

ROCC. Sachespir? (a Grisologo)

GRIS. Sì signore.

ROCC. Bravo, me ne rallegro infinitamente.

POLIC. Sentite che testa? Io non sapeva nemmeno che Sachespir fosse stato al mondo. (a Roccolino)

GRIS. Zitto, signori, per carità.

POLIC. Zitto. (forte, poi cava dalla veste da camera qualche pasta dolce, e va mangiando)

GRIS. Atto primo, scena prima. La moglie di Cromuel e la sua cameriera.

Moglie.

Stelle! dov'è lo sposo? ahi, che in romita cella

Agito l'ali in vano misera rondinella!

Ei del Tamigi oppresso vendica i torti e l'onte

Bagna di sangue il fianco, e di furor la fronte;

Ed io fra le tempeste vivo nell'ozio infido,

Qual peregrin che il mare stassi a mirar dal lido.

ROCC. Bravo, bravo. Me ne rallegro infinitamente

POLIC. Ah? (maravigliandosi mangiando)

LEON. Io non capisco niente.

FELIC. (E Grilletta non si vede). (da sé)

RID. Gran bei versi!

MAR. Perdoni, signore. Quell'ozio infido non mi pare che cada a proposito.

GRIS. Quell'epiteto è incastrato con arte, signore, per far risaltare il verso che seguita.

... Ozio infido,

Qual peregrin che il mare stassi a mirar dal lido.

ROCC. Oh bravo! me ne rallegro infinitamente.

MAR. E poi, perdonatemi. Per commedia lo stile è troppo elevato.

POLIC. Eh! (con disprezzo, mangiando)

GRIS. Sì signore, è elevato, ma non è sempre così. Sentite ora.

Serva fedel mia cara, d'amor dammi una prova.

Cerca lo sposo mio. Dimmi dov'ei si trova.

MAR. Chi parla ora?

GRIS. La moglie di Cromuel. Non sentite?

MAR. Quella del Tamigi, della tortorella, dell'ozio infido?

POLIC. Non sa niente. (mangiando)

ROCC. Rispondetegli. (a Grisologo)

GRIS. La varietà dello stile è il bellissimo mosaico delle composizioni. Leggete Sachespir. Leggete le sue Donne di bell'umore, o siano le Comari di Windsor. Leggete il Sogno d'una notte etc. etc.: sentirete com'egli talora si solleva, e talora si abbassa.

ROCC. Bravo, me ne rallegro infinitamente.

POLIC. Ah? (mangiando)

MAR. Signore, perdonatemi; intendete voi bene l'inglese?

LEON. Innanzi, innanzi, che l'ora si fa tarda.

GRIS. In teatro sentirete che fracasso farà.

FELIC. Ehi? È venuta Grilletta? (verso la scena)

GRIS. Zitto. (a Felicita)

POLIC. Zitto. (mangiando)

GRIS. La cameriera.

Sì sì, padrona mia, subito immantinente

Ricercherò il padrone di cui non si sa niente.

Voglio in questa giornata trovarlo a tutti i patti,

Domanderò di lui fin per trovarlo ai gatti.

ROCC. Bravissimo.

POLIC. (Ride fortemente, mangiando) Ai gatti! (poi s'addormenta)

GRIS. Zitto. Sentite ora.

Quinci e quindi fiutando, qual cacciator mastino,

Ritroverò gli effluvii, ch'ei sparsi ha nel cammino:

Poiché da tutti i corpi, sien buoni o sien malvaggi,

L'esalazion si spargono, fatte a guisa di raggi;

Onde qual fido cane scopre l'errante cerva,

Io scoprirò il padrone, fedelissima serva.

ROCC. Oh bravo, oh bravo! me ne rallegro infinitamente.

MAR. Così parla una donna?

GRIS. Sì signore, parla così. Credete voi che le donne in Inghilterra non sappiano che cosa sono gli effluvii?

MAR. Con licenza di lor signori. (s'alza)

LEON. Va via, signor Mario?

MAR. Vado per un piccolo affare, signora. Tornerò, tornerò. (Non ne voglio più. Ho sentito abbastanza). (da sé, e parte)

LEON. Pare che i versi del signor Grisologo gli abbiano fatto movere il corpo.

ROCC. Me ne rallegro infinitamente.

GRIS. Eh! genti che non gustano il buono. Tiriamo innanzi.

RID. Ehi! guardate un poco se fosse venuto il procuratore. Quando viene, avvisatemi. (a Cricca)

CRI. Sarà servita. (parte)

GRIS. Andiamo innanzi.

FELIC. (E Grilletta non viene. Son disperata). (da sé)

LEON. Ehi! il signor Policastro dorme. (a Roccolino)

GRIS. Scena seconda. Un messo e detti.

Messo. Batto coll'ali il piede, fendo dell'aere i spazi.

Nuove felici io reco. Di strage i Dei son sazi.

Moglie. Dove è il britanno eroe, dov'è degli Angli il duce?

Messo. Viene, e venendo ei sparge gloria, trionfi e luce.

ROCC. Oh bravissimo!

GRIS. La serva. E dalla luce stessa dell'alme tue parole

Giubbilo anch'io di gloria, e mi trasformo in sole.

ROCC. Oh che roba, oh che roba!


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