MAU.
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Sposi, sposi, siam qui. Gli sposi, che ora vengono...
Salutan, sì signore... quei che qui si trattengono.
Ah, sono anch'io brillante! Amor fa... sì signore.
Animo, due contratti stenda il signor... dottore.
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CON.
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Don Mauro, che col nome di zio chiamar m'è dato.
All'amor che mi muove, sempre il mio cuor fia grato.
Con giubbilo in isposa accetto la nipote.
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MAU.
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E ventimila scudi... sì signor, per la dote.
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BIA.
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Foste sempre, signore, padre per me amoroso
E vi amerò qual figlia congiunta ad uno sposo.
Sposo che riconosco dal vostro amabil cuore.
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MAU.
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E ventimila scudi di dote... sì signore.
In faccia del notaro... in faccia ai testimoni,
Si faccian... sì signore... i nostri matrimoni.
Via, scrivete. (al Notaro, il quale si mette a
scrivere ad un tavolino indietro)
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FER.
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Don Mauro, forse sarà creduto,
Che ad arte in casa vostra sia per amor venuto.
Ma non è ver, signore, lo giuro e lo protesto,
Né dee, né può mentire un cavaliere onesto.
Venni sol per punire due tristi scellerati;
Fuggir, ma saran presi, condotti e castigati.
Trovai qui la Marchesa, che in patria ho conosciuta,
Mesta, di duol ripiena, senza parlar seduta.
Pietà destommi in seno l'afflitta vedovella,
In età fresca ancora, nobile, ricca e bella.
Formo un discorso a caso, il dialogo s'avanza,
S'inoltran le parole, mi tenta una speranza.
Alfin, che più volete? S'accorda in sul momento.
Ella di ciò mi onora. Io son di ciò contento.
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MAU.
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E poi dicon ch'io parlo confuso... sì signore.
Se ho inteso che dir voglia, mi venga il mal di core.
Presto, signor notaro, signor dottore, presto.
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NOT.
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Ho steso l'occorrente. In casa farò il resto.
Dian pur, quando comandano, la mano in mia presenza.
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MAU.
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Marchesa... sì signore... a voi la preferenza.
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IPP.
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Per compimento accetto la grazia generosa:
Questi è lo sposo mio. (dà la mano al Marchese)
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FER.
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E questa è la mia sposa. (dà
la mano al Marchese)
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MAU.
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Toh... toh... che cosa è questa?... Scherzate, sì
signore?
Non siete... voi... mia sposa? (alla Marchesa)
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IPP.
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Vostra? siete in errore.
Finora si è parlato di me con il Marchese.
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MAU.
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E il signor Veneziano... che disse?... di che intese?
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ALB.
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Anca mi ho sempre inteso de quei che s'ha sposà.
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MAU.
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E voi? (al Conte)
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CON.
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Anch'io di loro.
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MAU.
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Oh bella in verità!
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FER.
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Signor, resto sorpreso.
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MAU.
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Anch'io son stupefatto.
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IPP.
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Ma voi vedete bene, che quel ch'è fatto, è fatto.
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MAU.
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Dieci anni ci ho pensato... credea giunta quell'ora.
Pazienza, sì signore, non sarà tempo ancora.
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BIA.
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Signor, porgo la mano? (a don Mauro)
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MAU.
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Oh, io non son più io.
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CON.
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È questa la mia sposa. (con risoluzione)
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BIA.
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Questi è lo sposo mio.
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CON.
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A voi tocca, signore, di stendere il contratto.
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NOT.
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So quel che far conviene.
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MAU.
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Eh, quel ch'è fatto... è fatto.
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