Carlo Goldoni
I malcontenti

ATTO TERZO

SCENA DICIANNOVESIMA

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SCENA DICIANNOVESIMA

 

Il signor Roccolino e detti.

 

ROCC. Signori miei gentilissimi, scusino, perdonino, mi compatiscano, se vengo arditamente ad intendere quando si principia a trottare.

RID. Per ora, signore, non si va più.

ROCC. Non si va più in campagna? (a Leonide)

LEON. Certamente; per causa di certo affare, non si va più. Or ora, tornando in casa, lo saprà il signor Mario pure.

ROCC. Resteremo qui dunque?

LEON. Resteremo qui.

ROCC. Me ne rallegro infinitamente.

RID. Vostra signoria può ritornarsene a casa.

ROCC. A casa ho da ritornare? (a Leonide)

LEON. Certamente; noi non abbiamo comodo per servirla.

ROCC. Ho da ritornare a casa? (a Ridolfo)

RID. Così è.

ROCC. Me ne... dispiace infinitamente.

LEON. Domani può favorire a pranzo da noi.

ROCC. Sarò a servirla.

GERON. Quel signore, per quel ch'io sento, è di quelli che va in campagna e in città onorando le mense or di questo, or di quello.

ROCC. Chi è cotesto signore? (a Ridolfo)

RID. Il signor Geronimo, zio del signor Grisologo.

ROCC. Ella ha un bravo nipote. Una bella testa. Una testa originale massiccia. Gran bei versi! gran belle cose! Me ne rallegro infinitamente, me ne rallegro infinitamente. (parte)

GERON. Nipote mio, adulatori, scrocchi, ignoranti. Questi son quelli che vi lodano, che vi acciecano, e che vi faranno impazzire, se li ascolterete più oltre. Torno al proposito di prima: siete malcontenti, figliuoli miei? Vo' procurare di rallegrarvi. Nipote mia, voi avrete diecimila scudi di dote. So che inclinereste al signor Ridolfo, ed egli inclinerebbe a voi. Muti vita; lo faccia conoscere, e non sarò contrario ai desideri vostri. Mio nipote lasci il fanatismo delle commedie; e avrà un impiego fra pochi giorni, onorifico, lucroso, e di non molta fatica. Mio fratello sarà contento di vedere ben collocati i figliuoli; e la signora Leonide, che è senza padre, si assicuri, per l'interesse che averò della sua famiglia, che potrà in me ritrovarlo, se con una savia rassegnazione si lascierà condurre da' miei consigli; ma lasciamo da parte le vanità, le grandezze. Piace a voi la campagna? Andremo a goderla insieme in altro tempo, in altro sito, con altra miglior maniera, con parsimonia, moderazione e cervello. Siete più malcontenti? Alla cera mi par di no; mi par di vedervi tutti rasserenati.

GRIS. Ah signore zio, compatitemi. Voi mi consolate davvero, e se mi assicurate dell'amor vostro, son contentissimo.

RID. Ed io non posso esser più lieto di quel che sono, se mi recate una sì soave speranza. Cercherò di farmi degno di conseguirla; e ne vedrete gli effetti.

FELIC. Caro signore zio, capisco che dite bene. Voglia il cielo che mio fratello v'ascolti. Di me non temete: son contentissima.

POLIC. Fratello... fratello... Mi fate piangere per l'allegrezza.

LEON. Anch'io sono quanto gli altri, e più degli altri, contenta. Voglia il cielo che Malcontenti non sieno i spettatori di questa nostra commedia, ma piuttosto vogliano essi renderci consolati con qualche segno della loro allegrezza.

 

Fine della Commedia.


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