Carlo Goldoni
L'amante di sé medesimo

ATTO QUINTO

SCENA NONA

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SCENA NONA

 

Madama Graziosa e detti.

 

MAD.

Ecco, signor Marchese, a domandar pietà

Una povera sposa, che sposo più non ha.

MAU.

Madama, siete vedova? (con un poco d'allegria)

MAD.

Ah no, ma si è sottratto

Colla fuga il marito.

MAU.

Ah! quel ch'è fatto, è fatto.

FER.

Avrò pietà di voi. (a Madama)

MAD.

So che avete un bel core. (al Marchese)

IPP.

Eh, che non vi è bisogno. Il Conte è il protettore.

CON.

Marchesa, il vostro labbro tende a rimproverarmi;

Non tocca a voi, signora, ma vo' giustificarmi.

Sappia madama, e sappialo chiunque mi vede e sente,

Che oggi cambiar intendo il cuor perfettamente.

E chi a calcar mi guida la via men perigliosa,

È un amico fedele, è un'amabile sposa.

Fui di me stesso amante, esserlo posso ancora,

Basta cambiare i mezzi, che seguitai finora.

Prevalga in me l'onore, sia l'onestà il mio nume;

M'accenda e m'innamori d'un docile costume.

Odio m'ispiri in seno ogni vulgare eccesso;

Posso amar la virtude anche in amar me stesso.

Basta per accertarmi, che quel ch'io dico è vero,

Di chi mi ascolta il plauso veridico e sincero.

 

Fine della Commedia

 


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