Carlo Goldoni
La mascherata

ATTO PRIMO

SCENA DODICESIMA   Menichino e detti

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SCENA DODICESIMA

 

Menichino e detti.

 

MEN.

Servo di lor signori. Oh ben venuta

La signora Lucrezia!

Leandro, vi son schiavo.

Ehi, signora Vittoria, riverisco.

 

BELT.

(Ed a me niente? Io non la capisco).

 

MEN.

(Ho trovato il vestito). (piano a Vittoria)

 

VITT.

(Bravo).

 

LEAN.

Ormai,

Mie signore, s'accosta

L'ora di mascherarsi.

Qui abbiam fatti portar gli abiti nostri;

Se ci date licenza,

Ci vestiremo qui.

 

VITT.

Padroni, signor sì.

 

LUCR.

Ma in qual maniera

Vi mascherate voi?

 

VITT.

Da Fiorentina.

Voi da che, Lucrezina?

 

LUCR.

E io da Veneziana.

 

VITT.

Brava, brava!

Menghino è il mio compagno.

 

LEAN.

Io ho l'onore

Di servire Lucrezia.

 

BELT.

Ed io sarò

Tra lor signori un barba Nicolò.

 

LUCR.

Ben, venite anche voi.

 

BELT.

E che figura

Mi volete far fare?

 

LUCR.

Fate quella figura che vi pare.

 

BELT.

Voglio far la figura di marito.

E lei, padrone mio, (a Leandro)

Sappia che con mia moglie vuò andar io.

 

LEAN.

Vossignoria s'accomodi.

Signora, mi perdoni, (a Lucrezia)

Io faccio riverenza a lor padroni.

 

LUCR.

Dove! dove! fermate.

 

LEAN.

Eh, col marito andate.

Io sono un uomo onesto:

Fra lui e me discorrerem del resto. (parte)

 

BELT.

(Sì, sì, le dieci doppie; l'ho capito). (da sé)

 

LUCR.

Bravo, signor marito,

L'avete fatta bella!

 

VITT.

Io non credevo mai

Simile debolezza in un uom tale. (a Beltrame)

 

BELT.

Signora mia, non sono uno stivale.

 

LUCR.

Amica, addio.

 

VITT.

Partite?

 

LUCR.

Sì, sì, voglio andar via.

 

BELT.

Schiavo, padrona mia. (a Lucrezia)

 

MEN.

La nostra mascherata,

Per quel che vedo, è andata.

 

LUCR.

Maledetto!

 

BELT.

Indiscreta!

 

VITT.

Oh pazza! (a Lucrezia)

 

MEN.

Oh sciocco! (a Beltrame)

 

LUCR.

Serva sua.

 

VITT.

Riverisco.

 

MEN.

Addio.

 

BELT.

Padroni.

 

LUCR.

Vado via.

 

VITT.

Vada pur.

 

LUCR.

Scusi.

 

BELT.

Perdoni.

(Tutti s'avviano per partire; poi ognuno si ferma alla scena)

 

 

BELT.

Vo pensando col cervello

Se io resto oppur se vo.

Fra l'incudine e il martello

Dubbio, incerto, ancora sto.

 

LUCR.

Resto, o vado in fretta in fretta?

Io risolvere non so.

Sono come una rocchetta,

Che di qua e di balzò.

 

MEN.

Parto? taccio? o pur ragiono?

Sono ancor fra il sì ed il no.

Qual tamburo adess'io sono,

Che scordato risuonò.

 

VITT.

Son restata come quello

Che dormendo si destò,

Quando il suon del campanello

D'improvviso lo svegliò.

 

a due

Zitto, zitto, il cor mi parla,

Mi consiglia, ed io farò.

 

a quattro

Fermate, restate,

Sentite, son qui.

Andremo... diremo...

Faremo... così.

 

VITT.

Lucrezia col marito

E coll'amico andrà.

 

MEN.

Beltrame per di qua.

Leandro per di .

 

LUCR.

Io son contenta; e voi?

 

VITT.

} a due

Ei si contenterà.

MEN.

LUCR.

Via, dite sì o no.

 

BELT.

Io mi contenterò.

 

a quattro

La cosa è accomodata,

Facciam la mascherata.

 

BELT.

Voglio pensarci un po'.

 

LUCR.

Via, dite, sì o no.

 

BELT.

Io mi contenterò.

 

a quattro

Andiamo in compagnia,

Staremo in allegria,

E sempre goderò.

 


 

 

 


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