Carlo Goldoni
La mascherata

ATTO TERZO

SCENA QUINTA   Leandro e detti

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SCENA QUINTA

 

Leandro e detti.

 

LEAN.

Signori, mi dispiace

Delle vostre disgrazie.

BELT.

O caro amico,

Sono nel brutto intrico!

LUCR.

Caro Leandro mio,

Se non ci soccorrete,

Morire disperata mi vedrete.

LEAN.

Mi dispiacciono assai,

Signora, i vostri guai;

Ma il mal è troppo grosso;

Rimediarci vorrei, ma far nol posso.

LUCR.

Dunque...

LEAN.

Vi riverisco.

Di disturbar finisco il vostro sposo.

Or di me non sarete più geloso. (a Beltrame)

BELT.

No, caro amico, non ci abbandonate.

LEAN.

Alla moglie badate,

Non fate che il bisogno vi tradisca,

Poiché, se fin ad ora

Ho servita Lucrezia onestamente,

Trovandovi paziente,

Dar si potrebbe che l'onesto affetto

Potesse nel mio cuor cangiar d'aspetto.

 

Servire onestamente

Direi che si potesse;

Ma quando l'interesse

Soffrir vi fa il servente,

Io sento che in cimento

Si ponga l'onestà.

Or quel ch'è stato è stato;

Non se ne parli più.

Le doppie che ho pagato

Un regaletto fu.

Ma basta, e mi contrasta

Far più la civiltà. (parte)

 

 

 


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