Carlo Goldoni
La mascherata

ATTO TERZO

SCENA OTTAVA   Silvio e Menichino

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SCENA OTTAVA

 

Silvio e Menichino

 

SILV.

Povero galantuomo!

Egli mi fa pietà. Pel suo buon core

Rovinar si è lasciato da sua moglie.

Misero l'uom che, per sua trista sorte,

Si lascia dominar dalla consorte!

Abbiam veduto pure

Che il Mondo alla roversa

Andar fanno le donne che comandano,

E in rovina se stesse ancora mandano.

MEN.

Amico, allegramente.

SILV.

Cosa è stato?

MEN.

Son tutto consolato.

SILV.

Qual motivo vi rendegioioso?

MEN.

Io son allegro, perché son lo sposo.

SILV.

Me ne rallegro assai.

La sposa chi fia mai?

MEN.

Via, indovinate.

SILV.

Forse Vittoria?

MEN.

Bravo! in fede mia,

In corpo avete voi l'astrologia.

SILV.

E quando sposerete?

MEN.

Questa sera.

SILV.

Dunque nel tempo stesso

Che ad Aurelia ancor io porgo la mano.

MEN.

signor, sì signor, e voi, ed io,

E quella, e poi quell'altra.

E l'altra, e l'una, e tutte due con noi.

E con quella, e con questa, ed io, e voi.

SILV.

Grazioso Menichino,

Vedo che Amor bambino

Giubilare vi fa. Deh voglia il fato

Che sia la nostra brama ognor contenta:

Che goda il nostro cor, e non si penta!

 

Saria più amabile

D'amor il foco,

Se più durabile

Foss'egli un poco.

Ma è troppo instabile

Nel nostro cor.

Mai non si vedono

Due cor contenti.

Quei che non credono

Provar tormenti,

Alfin si avvedono

Del folle error... (parte)

 

 

 


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