Carlo Goldoni
Il matrimonio per concorso

ATTO SECONDO

SCENA TREDICESIMA   Anselmo, poi Roberto

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SCENA TREDICESIMA

 

Anselmo, poi Roberto

 

ANS. Guardate, quando si dice degli accidenti che accadono; ecco un'altra maraviglia simile a quella del signor Roberto.

ROB. Servitore, signor Anselmo.

ANS. Oh signor Roberto, appunto in questo momento pensava a voi.

ROB. Si è veduto il signor Pandolfo?

ANS. Non l'ho veduto, e credo non sia ancora ritornato.

ROB. Sono impazientissimo di vederlo.

ANS. Sempre costante, è egli vero?

ROB. Costante più che mai. Vi prego, non mi parlate sopra di ciò.

ANS. No, non dubitate, non vi dirò altro. Vi parlerò di me, vi darò una buona nuova per conto mio.

ROB. La sentirò volentieri.

ANS. Ho maritato mia figlia.

ROB. Me ne consolo infinitamente; e con chi, signore?

ANS. Con monsieur la Rose. È venuto qui, l'ha veduta, gli è piaciuta: detto fatto, gliel'ho promessa.

ROB. Oh, vedete se si danno i casi improvvisi? E voi vi facevate maraviglia di me.

ANS. È verissimo, è il caso vostro medesimo.

ROB. Ora, se mel permettete, verrò a fare una visita alla vostra figliuola.

ANS. Sì, volentieri, andiamo. (s'incamminano)

ROB. Oh scusatemi. Vedo venire il signor Pandolfo. Ho gran volontà di parlargli.

ANS. Servitevi, come vi piace. (Povero innamorato!) Andrò a consolar Doralice, le darò la nuova ch'è maritata. Spero che anche di questa nuova sarà contenta. (entra nell'appartamento)

 

 

 


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