Carlo Goldoni
Il medico olandese

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA

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ATTO PRIMO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Camera con libreria di monsieur Bainer

 

Mounsier Guden e Petizz.

 

PET.

Signor, se trattenersi le aggrada in questo loco,

A casa il mio padrone dee ritornar fra poco.

GUD.

L’aspetterò. Frattanto, per non starmi ozioso,

Datemi qualche libro.

PET.

Lo vuol serio, o giocoso?

GUD.

Qualche cosa di buono.

PET.

Vuol di filosofia?

GUD.

Se ci fosse un trattato sopra l’ipocondria...

PET.

Oh signor, ve n’è uno, che al certo non ha pari:

La vita di un poeta, ch’è ognor senza danari.

GUD.

Eh, che sono i poeti, ancorché sien meschini,

Contenti della gloria degli estri peregrini.

A compensar lor duolo bastano Euterpe e Clio.

Modo tal io trovassi di consolare il mio!

Ma, oimè, non ha rimedio finor questo mio male;

Recatemi, vi prego, un libro di morale.

PET.

Signore, un romanzetto è uscito ora in Olanda,

Che parmi sia a proposito per quel che mi domanda.

È un uomo indifferente nel ben come nel male:

Le par che questo sia trattato di morale?

GUD.

Soggetto di romanzo è l’uomo indifferente.

Il bene è sempre bene; il male ognor si sente.

Soffrir senza lagnarsi? No, no, credete a me,

Questa moral si scrive, ma in pratica non è.

PET.

Vorrei pur divertirlo, se fossemi concesso:

Vuole un poema inglese, che critica il bel sesso?

GUD.

No, critiche non voglio, non sono al genio mio,

E quando mi allettassero, so criticare anch’io.

Il criticar le donne, lo stesso è che pretendere

Assalir colla spada chi non si sa difendere.

Si oltraggiano le buone degne di eterni onori,

Le triste non per questo si rendono migliori.

PET.

Non so che dir, signore; ecco la libreria:

Si serva come vuole, scelga vossignoria.

GUD.

Non so; per dir il vero, tutto mi reca tedio,

Invano alla tristezza trovar tento il rimedio.

Lo studio era una volta il mio piacer più grato,

Or subito mi sento il capo riscaldato.

Alle conversazioni ero portato un ,

Adesso son ridotto a vivere così.

Solo dal padron vostro la mia salute io spero.

Monsieur Bainer io stimo, lo stima il mondo intero;

E tante e tante leghe scorsi rapidamente,

Solo per consigliarmi col medico eccellente.

PET.

Ciascuno al mio non sol si raccomanda

In Leiden, dove siamo, ma per tutta l’Olanda.

E vengono ammalati da’ più lontan paesi,

Italiani, Tedeschi, e Svizzeri, e Francesi;

E d’Inghilterra poi, non molto a noi lontana,

Verran dieci persone almen per settimana.

Di quei che son di stanza di Leiden nel contorno,

Vengono qualche volta venti ammalati al giorno;

E se venir non possono, per altri la mattina

In vetri custodita gli mandano l’orina.

GUD.

Ecco perché mi spinse fama di sua virtute;

Spero, e non spero invano, da lui la mia salute.

PET.

Signor, con sua licenza.

GUD.

Dove andate, figliuolo?

Per cortesia vi prego, non mi lasciate solo.

Se compagnia mi manca, mi assaltano i tremori,

Mi ascendono alla testa i torbidi vapori.

PET.

Non tarderà il padrone: son l’ore consuete

Ch’egli ritorna a prendere in casa un po’ di quiete.

Verranno anche a momenti alcuni amici sui

Che per studiar con comodo radunansi da lui.

Appunto andar io deggio a preparar il :

Eccole compagnia, signor, meglio di me. (osservando fra le scene)

Ecco la cameriera della padrona mia,

Che le può far passare la sua melanconia:

È una giovane allegra, che le darà piacere.

Ma, signor, l’avvertisco, perch’ella è forastiere:

Si trattano le donne da noi con libertà,

Però son delicate in punto di onestà.

So che in altri paesi son uomini d’ingegno,

Se vedono una donna, fan subito un disegno.

Ma qui la libertà che dassi alle persone,

Fa che sien più cortesi, ma in fondo assai più buone. (parte)

 

 

 


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