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SCENA PRIMA
Rosaura e don Alonso, ambi a sedere.
ROS. Caro don Alonso, vi supplico a ritirarvi.
ALON. Perché, adorata Rosaura, mi allontanate da voi?
ROS. Perché temo d’essere da mio padre sorpresa.
ALON. Il signor Pantalone è un uomo saggio e ben nato. Sa ch’io sono un uffiziale d’onore, né può rimproverarvi perché io stia in vostra conversazione.
ROS. Egli, per dir il vero, ha tutto il buon concetto di voi. Vi stima infinitamente, e parla sovente del vostro merito e della vostra onestà. L’ho sentito più volte ringraziare la sorte che la nostra casa sia stata destinata a voi di quartiere; poiché in tre mesi che ci onorate della vostra presenza, non abbiamo avuto che grazie, cortesie e vantaggi.
ALON. Il signor Pantalone ha della bontà per me ch’io non merito, e questo ci garantisce da quei rimproveri che voi temete.
ROS. Ah, don Alonso, è stato avvelenato il piacere della nostra pacifica corrispondenza. Mio padre, che riposava assai quietamente sopra la vostra e la mia condotta, è stato posto in sospetto da chi ha invidia della mia fortuna.
ALON. Ebbene, si deludano i nostri nemici.
ALON. Rendendo pubblico il nostro amore. Sappia il vostro genitore ch’io v’amo, ch’io vi desidero per mia sposa. Siami allora permesso il ragionarvi, il vagheggiarvi senza riserve, e si maceri dall’invidia chi aspira forse al possesso delle vostre bellezze.
ROS. Voi mi consolate. Son certa che mio padre incontrerà con giubilo la fortuna di un genero di tanto merito, e a lui sì caro. Ma... oh cieli! Lasciate ch’io vi dica non essere tutto ciò bastante a rendermi pienamente contenta.
ALON. Che vorreste di più, mia cara? Che mai si oppone alla vostra quiete?
ROS. Penso ai pericoli della guerra: penso all’instabilità del vostro soggiorno: penso che potreste essere costretto a lasciarmi, prima di concludere le nostre nozze.
ALON. Prevengasi dunque ogni avverso destino, e si concludano in questo giorno.
ROS. Sì, si concludano... Ma... aimè! Chi m’assicura che breve troppo non abbia a essere il piacere d’avervi meco?
ALON. Terminata la guerra, verrete meco in Ispagna.
ROS. Ah! finché dura la guerra, non avrò un momento di bene.
ALON. Parlasi con fondamento di una vicina pace. I frequenti corrieri che giungono dalla Corte al General Comandante, e la lentezza con cui egli procede a vista dell’inimico, è un certo segno del vicino accomodamento. Qui non si parla di marce, qui non si vedono disposizioni a novità alcuna. Rasserenatevi, Rosaura mia, state lieta, amatemi, e sperate quella felicità ch’io di goder mi prefiggo.
ROS. Secondi il cielo le vostre intenzioni, e dia quella pace al mio cuore, che lo può render contento.