Dubbio rimasi anch’io, leggendo il foglio ardito.
Ma quel che confessate, m’accerta e mi ha chiarito
Di questa carta audace dove cercar l’autore,
Se in lui le prove avete del contumace amore?
Eccolo il forestiere, ch’è di lontan venuto
Col pretesto di chiedere dal mio sapere aiuto:
Ecco l’ipocondriaco, afflitto, delirante,
Scoperto da se stesso della nipote amante.
Ma no, in sì breve tempo amante esser non puote;
Quel che di voi l’accende, è l’amor della dote;
E conoscendo il vile l’avidità del core,
Spiegasi con un foglio, celando il suo rossore.
perfida gente, indegna! animi scellerati,
Che tendono le insidie agli uomini onorati!
Dell’oro e dell’argento avidità rapace,
Che insegna al cuor degli empi ad essere mendace!
Dei rapitori indegni alla proterva cura,
Non è salva innocenza, non è virtù sicura;
Per ottener quel frutto, che gli avidi diletta,
Calpestasi la fede, l’onor non si rispetta.
L’onestà, l’amicizia, le sacre leggi anch’esse
Sagrificate all’idolo fatal dell’interesse;
Perfida gente, ingrata, dove da voi m’ascondo?
Tutte le vie son piene, tutto n’è pieno il mondo.
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