Carlo Goldoni
Il mercato di Malmantile

ATTO PRIMO

SCENA SESTA   Camera in casa di Lampridio.   Il Conte e Brigida

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SCENA SESTA

 

Camera in casa di Lampridio.

 

Il Conte e Brigida

 

BRIG.

No, caro signor Conte,

Non mi lasci sì presto. Favorisca

Di restare con me; mi divertisca.

CON.

Veramente, signora,

Io non ho gran talento

Per dar divertimento, e non vorrei

Vi voleste spassar de' fatti miei.

BRIG.

So la mia obbligazione.

Il mio cuore ha per lei rispettazione.

CON.

(Tanta bellezza unita

A sì gran scioccheria non è un peccato?)

BRIG.

(Le cerimonie mie l'hanno incantato).

CON.

Verrò, se il permettete,

Verrò spesso a trovarvi.

BRIG.

Ella è padrone;

Anzi mi farà grazia,

E quando ella verrà,

Io la riceverò con gran bontà.

CON.

È la vostra bontà singolarissima.

BRIG.

Oh cosa dice mai? Serva umilissima. (s'inchina)

CON.

Oh quanto pagherei che nel mio feudo

Veniste ad albergare!

BRIG.

In verità

Non so come mi faccia a restar qua.

Io che sono nutrita

Con nobiltà fiorita,

Viver con questa gente villanaccia

Mi vengono i rossori sulla faccia.

CON.

In fatti io lo diceva,

Trovar peggio per voi non si poteva.

BRIG.

Basta, spero che un giorno

La stella mia risplenderà propizia,

E che la sorte mi farà giustizia.

Signor Conte garbato,

Favorisca di grazia: è maritato?

CON.

Non ancora. Ho un impegno

Con certa vedovella

Nobile, ricca e bella,

Ma non è soddisfatto il genio mio :

Siete più bella voi.

BRIG.

Lo credo anch'io.

Però se il signor Conte

Mostra per me della benevoglianza,

Ho anch'io per lui della concomitanza.

CON.

Veggo che cortesissima

Siete verso di me.

BRIG.

Serva umilissima.

CON.

Per or deggio lasciarvi;

Tornerò a incomodarvi.

Vicino a voi mi sento

L'anima giubilar per il contento.

 

Il seren di quelle ciglia

Mi conforta, mi consiglia,

A sperar d'amor la pace,

La sua face - a risvegliar.

Quelle guancie porporine

Son due rose damaschine;

Può quel labbro vezzosetto

Il mio petto - riscaldar. (parte)

 

 

 


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