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ATTO SECONDO
SCENA QUINDICESIMA Camera in casa di Lampridio con tavolino e sedie. Lampridio con un Servitore, poi Berto, poi Rubiccone
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Camera in casa di Lampridio con tavolino e sedie.
Lampridio con un Servitore, poi Berto, poi Rubiccone
LAM. |
Che vengano le usate seccature. Ma che vengano pure: Sono il governator, vi vuol pazienza. |
BER. |
Signor, da un ciarlatano Ed ogni uno da lui restò gabbato. Io che il sindaco son di Malmantile, Condannatelo a far restituzione. |
RUB. |
Signor governatore, (Lampridio a poco a poco s'addormenta) Quel che a costoro ho dato, |
BER. |
Costui è un impostore. I suoi medicinali |
RUB. |
Vi è più d'una sperienza |
BER. |
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RUB. |
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BER. |
Non è ver. Più di cento Diran che quel ch'ei vende è una sporcizia. Signor governator, fate giustizia. (batte colla mano sul tavolino, e Lampridio si sveglia) |
LAM. |
So io quel che farò. Alla galera lo condannerò. |
RUB. |
Condannarmi? Perché? |
LAM. |
Non dico a voi. |
BER. |
Dunque chi condannate? |
LAM. |
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BER. |
Dico che questo qui |
RUB. |
Che tutti in questo loco Obbligati mi son... |
LAM. |
Tacete un poco. Io non mi fido Ehi! andate a chiamar la mia figliuola. (ad un Servitore, e si alza) |
BER. |