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   LEAN. 
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   Eh via,
  Moliere, amico, mostratevi gioviale; 
  Un autor di
  commedie, un uom che ha tanto sale, 
  Che con le
  sue facezie fa rider tutto il mondo, 
  Co’ propri
  amici in casa non sarà poi giocondo? 
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   MOL. 
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   Oh quanto
  volentieri al diavol manderei 
  Tutte le mie
  commedie e i commedianti miei! 
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   LEAN. 
   | 
  
   Oh bella, oh
  bella, affè, or sembra che v’attedie 
  L’amabile
  esercizio di schiccherar commedie; 
  E pur v’hanno
  acquistato la protezion reale, 
  E un migliaio
  di lire di pensione annuale. 
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   MOL. 
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   Servir sì
  gran monarca, se non foss’io obbligato, 
  Vorrei andare
  a farmi rimettere soldato, 
  O sopra una
  montagna a viver da eremita, 
  Anzi che pel
  teatro menar sì dura vita. 
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   LEAN. 
   | 
  
   Ma ditemi, di
  grazia: dite, che cosa avete? 
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   MOL. 
   | 
  
   Deh, non mi
  fate dire... Per carità, tacete. 
  Il pubblico
  indiscreto non si contenta mai. 
  Oh quanti
  dispiaceri, quanti affanni provai! 
  E quel ch’or
  mi deriva da’ miei nemici fieri, 
  Sembravi
  ch’esser possa un dispiacer leggieri? 
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   LEAN. 
   | 
  
   Dir
  v’intendete forse, d’allor che l’Impostore 
  Vi venne proibito? 
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   MOL. 
   | 
  
   Di
  quello, sì signore. 
  Noi tutti
  eravam lesti; di popolo era piena, 
  Come di
  Francia è l’uso, oltre il parter, la scena; 
  Quando a noi
  giunse un messo col reale decreto, 
  In cui dell’Impostore
  lessi il fatal divieto. 
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  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Ma se vi fu
  sospeso un’altra volta ancora, 
  Perché violare
  ardiste l’ordine uscito allora? 
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  | 
   MOL. 
   | 
  
   Il Re dappoi
  lo lesse, e l’approvò egli stesso, 
  E di riporlo
  in scena diemmi il real permesso. 
  Fu mia
  sventura estrema, che in Fiandra indi sen gisse, 
  E la licenza
  in voce mi ha data, e non la scrisse. 
  Spedito ho
  immantinente un abile soggetto, 
  E a momenti
  la grazia in regal foglio aspetto. 
  Vedranno quei
  ministri, che a me non prestan fede, 
  Che a Molier
  si fa torto, quando a lui non si crede. 
  E gl’ipocriti
  indegni spero avran terminato 
  Di cantar il
  trionfo, ch’hanno di me cantato. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Ma per dir
  vero, amico, avete agl’impostori 
  Rivedute le buccie. 
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  | 
   MOL. 
   | 
  
   Eh, che
  son traditori. 
  Dall’altra
  trista gente difender ci possiamo; 
  Ma non
  dagl’inimici che noi non conosciamo. 
  Ed è,
  credete, amico, santa, lodevol opra 
  Che l’arte
  degl’indegni si sappia e si discopra. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Basta, vi
  passo tutto; ma vedervi desio 
  Senza pensieri
  tristi, allegro qual son io. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Un uom che ha
  il peso grave di dar piacere altrui, 
  Non può sì
  lietamente passare i giorni sui. 
  Voi altro non
  pensate, che a divertir voi stesso; 
  Viver senza
  pensieri a voi solo è permesso. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   È tutto il
  gran pensiere, che m’occupa la mente, 
  La mattina
  per tempo bilanciar seriamente 
  Qual partita
  d’amici a scegliere ho in quel giorno, 
  Per passar la
  giornata in questo o in quel contorno. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Siate più
  moderato: so io quel che ragiono. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Viver, viver
  vogl’io. Filosofo non sono. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   E ben: chi
  viver brama dee usar moderazione. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Chi sente voi,
  Moliere, io sono un crapulone. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   A un amico si
  dice la verità sincera: 
  Qual siete la
  mattina, voi non siete la sera. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Bevo, eh? 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Sì, un po’ troppo. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   E il vin desta allegria. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Talvolta... 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   E il
  vostro latte v’empie d’ipocondria. 
  Fate così
  anche voi: bevete, e state allegro 
  Che latte?
  altro che latte! mescete bianco e negro. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Voi non
  m’insegnerete una sì trista scuola. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Né io la vostra
  imparo; no, sulla mia parola. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Oibò, quell’inebriarsi! 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Ditemi,
  amico mio, 
  A letto più
  contento andate voi, o io? 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Voi non
  potete dire d’andar contento a letto, 
  Un ebrio non
  discerne il bene dal difetto. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Oh, oh! mi ha
  inaridito filosofia il palato. 
  Ecco, per causa
  vostra sentomi già assetato. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Volete il tè
  col latte? 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   No, no,
  non m’abbisogna: 
  Più tosto una
  bottiglia del Reno o di Borgogna. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   A quest’ora? 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Non
  bevo, come voi vi credete, 
  Quando
  suonano l’ore, ma bevo quando ho sete. 
  Se foste
  galantuomo, di quegli amici veri, 
  Me la fareste
  dare adesso. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Volentieri. 
  Dalla Béjart
  potete andar per parte mia; 
  Il vin che più
  vi piace, fate ch’ella vi dia. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Ah! sì sì, la
  Béjart a voi fa la custode! 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Ell’è una
  brava attrice, che merta qualche lode: 
  Son anni che
  viviamo in buona compagnia, 
  Ed ella
  gentilmente mi fa l’economia. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Ehi, per
  cagion di questa, un dì mi fu narrato, 
  Che al comico
  mestiere vi siete abbandonato. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   No, no, son favolette. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Eh taci,
  malandrino, 
  Ti piacciono le
  donne. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Quanto a voi piace il vino. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Bada bene,
  che il vino non mi può far quel danno, 
  Che agli uomini
  sovente le femmine fatt’hanno. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Vedo venire a
  noi della Béjart la figlia. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Amico,
  l’occasione che cosa ti consiglia? 
  Sono del sangue istesso. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Via, via, siete sboccato. 
   | 
 
 
  | 
   LEAN. 
   | 
  
   Un comico
  poeta s’avrà scandalizzato? 
  Di quello che
  tu vuoi; la gente è persuasa 
  Che, come sul
  teatro, tu fai le scene in casa. 
   | 
 
 
  | 
   MOL. 
   | 
  
   Giudizio, se si
  può, giudizio, chiacchierone. 
   | 
 
 
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   LEAN. 
   | 
  
   Osserva, se
  ho giudizio; non ti do soggezione. 
  Addio. 
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  | 
   MOL. 
   | 
  
   Dove, signore? 
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   LEAN. 
   | 
  
   A bere una bottiglia, 
  E a trattener
  la madre, fin che stai colla figlia. 
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