Carlo Goldoni
Il Moliere

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

Pirlone e la Béjart.

 

BÉJ.

Che inutili discorsi facea quella sguaiata?

PIRL.

Per suo, per vostro bene, sinor l’ho esaminata,

Ed ho scoperto cose, che a voi son forse ignote.

Signora, a vostra figlia preparate la dote.

BÉJ.

Che? Vuol ella marito?

PIRL.

Lo vuole, e l’ha trovato.

BÉJ.

Chi fia costui?

PIRL.

Moliere.

BÉJ.

Moliere! Ah scellerato!

PIRL.

Ma vi è di peggio.

BÉJ.

Io fremo.

PIRL.

Vuol stasera sposarla.

BÉJ.

Come!

PIRL.

A voi sul teatro medita d’involarla.

E dopo la commedia, che a lui per questo preme,

Li aspetta una carrozza, e fuggiranno insieme.

BÉJ.

Ah traditore!

PIRL.

A tempo io fui di ciò avvisato.

Ho corretto Isabella, e in parte ho rimediato

Però non vi consiglio condurla a recitare;

Egli potria sedurla, e farvela involare.

State con essa in casa, datele soggezione.

Vada Molier, se vuole, a far solo il buffone.

BÉJ.

Sì, sì, la mia figliuola e me per questa sera

Moliere sul teatro vedere invano spera.

Ringrazio il cielo e voi d’avermi illuminata

Ah, sono dall’indegno tradita, assassinata!

PIRL.

Vado, che se venisse Moliere, or si diria

Che quest’opera buona è mera ipocrisia.

S’ei sa ch’io sia venuto a discoprir l’arcano,

Quante udirete ingiurie scagliarmi il labbro insano!

E chiamo in testimonio di quel ch’io dico, il cielo:

Guidommi a questa casa la caritade, il zelo.

Sia di me, di mia fama, quello che vuol la sorte

Al prossimo giovando, incontrerei la morte. (parte)

 

 

 


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