Carlo Goldoni
Il Moliere

ATTO SECONDO

SCENA DECIMA

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SCENA DECIMA

 

Moliere solo.

 

MOL.

Oh ciel! rivolte ho contro tre femmine ad un tratto.

Perché mai? Voglion farmi costor diventar matto?

E Isabella che mi ama, o finge almen d’amarmi,

Colla crudel sua madre congiura a rovinarmi?

Ma, oimè! la dura pena del mio schernito amore

È vinta dal periglio, in cui posto è l’onore.

Ah maledetto il giorno, che appresi un tal mestiere!

Meglio era con mio padre facessi il tappezziere.

Mio zio per la commedia mi tolse al mio esercizio,

Diè morte a’ miei parenti, e fe’ il mio precipizio.

Studiai; ma che mi valse lo studio sciagurato,

Se dopo aver il Foro per pochi calcato,

A questa lusinghiera novella professione

Diabolica mi spinse violenta tentazione?

Ecco il piacer ch’io provo, in premio al mio sudore.

Sto in punto, per due donne, di perdere l’onore.

E tutta la fatica ch’io spesi in opra tale,

E il procurar ch’io feci il decreto reale,

E il dir che per le vie s’è fatto, e per le piazze,

Inutile fia tutto per ragion di due pazze.

Ed io sarò sì stolto di seguitare un gioco,

In cui s’arrischia tanto, e si guadagna poco?

 

 

 


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