Carlo Goldoni
Il Moliere

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

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ATTO TERZO

 

 

 

SCENA PRIMA

 

Moliere e Valerio.

 

MOL.

Ecco, Valerio torna. Mi sembra allegro in viso.

Mi recherà (lo spero), qualche felice avviso.

Valerio, quai novelle?

VAL.

Via, via, non sarà nulla.

La madre è scorrucciata, afflitta è la fanciulla:

Ma a recitar verranno, faranno il lor dovere,

Ché per passion privata non lasciasi il mestiere.

Sol la Béjart pretende venire assicurata,

Che le sarà la figlia non tocca e rispettata.

MOL.

E chi è che far presuma insulto ad Isabella?

VAL.

Dice che voi tentate rapir la giovin bella.

MOL.

Amico, quest’è un sogno.

VAL.

E niun ve lo contrasta.

Di già dalla servente intesi quanto basta:

Qui venne, voi assente, il perfido Pirlone,

Che va per ogni dove, mendace bacchettone.

MOL.

Sì, sì, quel professore d’indegna ipocrisia,

Ch’è il primo originale della commedia mia.

Ditemi, che ha egli fatto?

VAL.

Con arte sopraffina

Oprò che l’amor vostro svelasse Isabellina.

Lo disse indi alla madre; e dielle il van consiglio

Di evitar sul teatro di perderla il periglio.

Così...

MOL.

Così sperava quel pessimo impostore

Troncar quella commedia, che gli trafigge il cuore.

VAL.

Sedusse la Foresta, che gisse a star con lui;

Ma poscia la figliuola, pensando a’ casi sui

E meglio da’ miei detti del vero illuminata,

Vi prega di tenerla, ed è mortificata.

MOL.

Ah, sempre più d’esporre il mio Tartuffo ho sete;

Di Pirlone il ritratto sulla scena vedrete.

Mancami una sol cosa... Oh! se potessi avere...

Foresta, se il volesse, farmi potria il piacere.

Ella ha spirto bastante.

VAL.

Qualche pensier novello?

MOL.

Di Pirlone vorrei il tabarro e il cappello,

Mostacchi a’ suoi simìli, e ugual capellatura,

Farei al naturale la sua caricatura.

VAL.

Ma come mai di dosso levargli il suo mantello?

Come vi lusingate, ch’ei lasci il suo cappello?

MOL.

Un’invenzion bizzarra or mi è venuta in testa,

E basta mi secondi con arte la Foresta.

Vedrò di lusingarla, le darò l’istruzione,

E in questa casa io stesso tornar farò Pirlone.

Indegno! Ecco svelato per opra sua l’affetto,

Che per la mia Isabella tenea celato in petto;

E senza il vostro aiuto, saggio Valerio amato,

L’onor mio, l’util nostro, saria precipitato.

Di e di fischiate Pirlon sarà la meta,

Io voglio vendicarmi da comico poeta. (parte)

 

 

 


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