Carlo Goldoni
Il Moliere

ATTO QUARTO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Foresta e poi Pirlone.

 

FOR.

Se il popolo in teatro Pirlone ha rilevato,

Ei sarà per Parigi da tutti scorbacchiato.

Anch’io gli prestai fede, anch’io sedotta fui:

Valerio m’ha scoperti tutti gl’inganni sui.

Come! Ritorna indietro? Che novitade è questa?

Olà, che pretendete?

PIRL.

Per carità, Foresta,

Celatemi, vi prego, nel ripostiglio ancora.

(Oh plebe scellerata! Lo sdegno mi divora).

FOR.

Signor, di che temete?

PIRL.

Il popolo briccone,

Appena mi ha veduto, gridò: Pirlon, Pirlone.

FOR.

Ma io che posso farvi?

PIRL.

Finché la notte avanza,

Lasciate ch’io mi chiuda entro l’angusta stanza.

Mi caccerei ben anche in una sepoltura.

FOR.

Eh, che un uomo dabbene non dee sentir paura.

PIRL.

Eccovi in questa borsa, Foresta, lire trenta;

Son vostre, se celarmi colà siete contenta.

Di notte, a lumi spenti, quando ciascun riposa,

Io parto, e voi avete la mancia generosa.

FOR.

Ho compassion di voi.

PIRL.

Presto, ch’io tremo e peno.

FOR.

In quella stanza entrate.

PIRL.

Qui starò meglio almeno. (entra in una camera)

 

 

 


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