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Si alza il ponte levatore, e vedesi in fondo della Scena un carro trionfale, tirato da sei Uomini bizzarramente vestiti, con sopra il carro Cecco, vestito da Imperatore, e a' piedi del medesimo Ernesto, vestito all'eroica, con una stella in fronte. Bonafede osserva con meraviglia.
A suono di sinfonia s'avanza il carro, e giunto alla metà della scena, lo fermano; Ernesto scende ed aiuta a scender Cecco con affettata sommissione.
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   A vostra maestà.  | 
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   CEC.  | 
  
   Chi siete voi, Alla maestà nostra, e non a noi?  | 
 
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   CEC.  | 
  
   Sì, Sì, son informato  | 
 
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   ERN.  | 
  
   V'ingannate. Io stella sono, ed Espero m'appello; Esco primiero a vagheggiar la Luna. Dalla costellazion della mia stella.  | 
 
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   Io non so che mi dir; voi tutto Ernesto Certo rassomigliate.  | 
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   CEC.  | 
  
   Non vi meravigliate, Ché nella nostra Corte abbiamo noi  | 
 
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   CEC.  | 
  
   Eppur nel vostro mondo  | 
 
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   CEC.  | 
  
   Or che vi pare?  | 
 
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   In fede mia, A chi un mondo sì bel non piaceria? Ma per esser contento,  | 
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   CEC.  | 
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   Vorrei...  | 
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   CEC.  | 
  
   V'ho già capito, Le vorreste con voi. Andrà, per consolarle,  | 
 
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   CEC.  | 
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   CEC.  | 
  
   Io le farò venire, Ma però con un patto, Che vuò, senza recarvi pregiudizio,  | 
 
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   Ma, signor...  | 
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   CEC.  | 
  
   Già lo so Che siete innamorato  | 
 
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   Dunque lei l'ha veduta?  | 
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   CEC.  | 
  
   Signor sì. Una macchina abbiamo, Quel che si fa laggiù nel basso mondo; Che aver possano i nostri occhi lunari, È il mirar le pazzie dei vostri pari. 
 Un geloso è tormentato, Quasi tutti al vostro mondo  |