Carlo Goldoni
Le morbinose

ATTO SECONDO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Marinetta ed il suddetto, e Felice un poco indietro.

 

MARINETTA:

Fermève qua un pochetto lassè che vaga mi.

Coverzive el galan, e co ve par, vegnì. (A Felice, in disparte.)

FERDINANDO:

(Si darà da conoscere). Servo suo riverente. (Marinetta gli fa una riverenza.)

Il desio di vederla rendevami impaziente.

MARINETTA:

Mi?

FERDINANDO:

Sarei fortunato,

Se l'onor di servirla mi concedesse il fato.

MARINETTA:

Dìsela a mi, patron?

FERDINANDO:

A lei, signora mia.

MARINETTA:

Me cognóssela?

FERDINANDO:

Ancora non so dir chi ella sia.

MARINETTA:

Con chi no se cognosse, no se se tol sto impegno.

FERDINANDO:

Se non conosco il volto, vi riconosco al segno.

MARINETTA:

A che segno?

FERDINANDO:

A quel nastro.

MARINETTA:

O bella in verità!

No gh'è altri galani in tutta sta città?

FERDINANDO:

(Parvemi nella voce che sia la Marinetta.

Cercherò di chiarirmi). Graziosa mascheretta,

Comandate il caffè?

MARINETTA:

Grazie, la me perdona,

Che se vien mio marìo, dasseno el me bastona.

FERDINANDO:

Siete voi maritata?

MARINETTA:

Sior sì, per mia sfortuna.

Gh'ho quattro fantolini, e una putella in cuna.

FERDINANDO:

(Dunque non sarà questa quella ch'io mi credeva)

Che foste maritata, signora, io non sapeva.

Quel nastro mi ha ingannato.

MARINETTA:

Sto nastro? Cara ella

La me diga el perché.

FERDINANDO:

Vi dirò l'istoriella.

Un'incognita amante scrissemi in un viglietto

Ch'io l'averei veduta con questo segno al petto.

MARINETTA:

No se poderia dar, senza intaccar l'onor

Che qualche maridada gh'avesse dell'amor?

FERDINANDO:

Dar si potrebbe ancora. Sareste voi la bella,

Che in questo foglio istesso meco d'amor favella?

MARINETTA:

Mi? no so gnanca scriver.

FERDINANDO:

Siete donna ordinaria?

MARINETTA:

Sior foresto carissimo, sta volta la zavaria.

Civil più che nol crede son nata in casa mia,

E sotto de ste maschere no se sa chi ghe sia.

FERDINANDO:

Dite non saper scrivere.

MARINETTA:

Digo de sì e de no,

Come me par e piase.

FERDINANDO:

Scriveste voi?

MARINETTA:

Sior no.

FERDINANDO:

Eppure io giurerei che vostro è questo scritto.

MARINETTA:

Zuro su l'onor mio, che mi no ghe l'ho scritto.

FERDINANDO:

Dite, mi conoscete?

MARINETTA:

Lo conosso benissimo.

FERDINANDO:

E chi son io, signora?

MARINETTA:

Un signor gentilissimo.

FERDINANDO:

Mi vedeste altre volte?

MARINETTA:

L'ho visto, e gh'ho parlà.

FERDINANDO:

Dove? quando?

MARINETTA:

Dasseno me l'ho desmentegà.

FERDINANDO:

Eh signora, lo vedo, volete divertirvi.

Fatemi questa grazia, vi prego di scoprirvi.

MARINETTA:

Sola no me convien. Amiga, vegnì qua. (A Felice.)

(Felice si avanza, e scopre il nastro.)

FERDINANDO:

(Ecco un nastro compagno che diavolo sarà?) (Da sé.)

FELICE:

Serva, sior Ferdinando.

FERDINANDO:

Mi conoscete? Oh bella!

Con questi nastri al petto qual di voi sarà quella?

FELICE:

Mi son quella siguro.

MARINETTA:

Quella son anca mi.

FERDINANDO:

Ma chi di voi ha scritto questo foglio che è qui?

FELICE:

Mi no.

MARINETTA:

Gnanca mi certo.

FERDINANDO:

Si potrebbe saper

Da voi, chi l'abbia scritto?

FELICE:

Se el so, nol vôi saver.

FERDINANDO:

Ah sì, voi siete quella che arde per me nel seno. (A siora Felice.)

FELICE:

El s'inganna de grosso, sior forestier, dasseno.

FERDINANDO:

Dunque voi siete quella che amor per me si sente. (A Marinetta.)

MARINETTA:

Sior forestier, dasseno, no lo gh'ho gnanca in mente.

FERDINANDO:

Quand'è così, potete andarvene di qua.

FELICE:

Oh che bella creanza!

MARINETTA:

Che bella civiltà!

FELICE:

Xelo ello el patron?

MARINETTA:

Comàndelo qua drento?

Alle donne civil se fa sto complimento?

FERDINANDO:

Ma se voi vi credete di corbellar con me...

FELICE:

Gnanca no se esebisse un strazzo de caffè.

FERDINANDO:

Subito, volentieri. Caffè. (Forte.)

NICOLÒ:

Vengo a servirla.

FERDINANDO:

(Se si cava la maschera, potrò almeno scoprirla?).

Voi lo berrete ancora. (A Marinetta.)

MARINETTA:

Farò quel che farà

La mia compagna.

FERDINANDO:

Brava. Ci ho gusto in verità.

NICOLÒ:

Servide quel caffè. Se vorle comodar?

FERDINANDO:

Favorite sedere.

FELICE:

No me voggio sentar.

MARINETTA:

Gnanca mi.

FERDINANDO:

Molto zucchero? (A Felice.)

FELICE:

Piuttosto in quantità.

FERDINANDO:

Così?

FELICE:

Ancora un pochetto.

FERDINANDO:

E voi? (A Marinetta.)

MARINETTA:

Poco me fa. (Nicolò versa il caffè.)

FERDINANDO:

Signore, colla maschera bevere non si può.

MARINETTA:

Via, che el lo beva ello.

FERDINANDO:

Anch'io lo beverò.

Questo è per voi, signora. (A Marinetta.)

MARINETTA:

Oh, xe qua mio marìo.

FERDINANDO:

Io non vedo nessuno.

FELICE:

Oh, che xe qua mio fio.

Patron. (A Ferdinando.)

MARINETTA:

La reverisso. (A Ferdinando.)

FELICE:

La se conserva san.

MARINETTA:

La lo mantegna caldo, che el beverò doman.

FELICE:

La prego a compatir, se vago via e l'impianto. (Parte.)

MARINETTA:

Quelle dal galanetto la reverisse tanto. (Parte.)

 

 


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