Carlo Goldoni
Le nozze

ATTO SECONDO

SCENA QUINTA   Dorina e detti

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SCENA QUINTA

 

Dorina e detti.

 

DOR.

Signori, se comandano,

Il desinare è lesto.

CONT.

Dite al cuoco che aspetti.

CON.

È ancora presto.

CONT.

Ma se comanda il conte...

CON.

Ah no, contessa mia.

CONT.

Quel che volete voi...

CON.

Quel che a voi piace.

DOR.

(Oh che prodigio! Son tornati in pace).

CONT.

Sentite, da qui innanzi,

Non istate a turbar la nostra quiete. (a Dorina)

CON.

La cagione voi siete

Che si grida fra noi; ma in avvenire

Non si griderà più, certo, sicuro.

DOR.

Io le risse, signore, io non procuro.

CONT.

Preparatevi dunque,

Senza addurre altra scusa, altra ragione,

La man di sposa a porgere a Mingone.

CON.

Oh no, cara consorte;

La cosa non va bene;

Che sposi il giardiniero non conviene.

DOR.

(Affé, tornan da capo).

CONT.

Il vostro Titta

Certo non sposerà.

CON.

Né anche il vostro Mingone in verità.

CONT.

Chi può star saldo, stia;

Sì, la ragione mia dee prevalere.

CON.

Con questa bestia chi si può tenere?

DOR.

Signore. (al Conte)

CON.

M'hai capito.

DOR.

La prego. (alla Contessa)

CONT.

M'ho spiegato.

CON.

Titta dovrai sposar. Non vuò schiamazzi.

CONT.

Hai da sposar Mingon.

DOR.

(Oh che bei pazzi!)

CON.

Ecco, signora sposa,

Dove il piacer, dove l'amore è ito!

CONT.

Dove il mandò l'indocile marito.

 

Non v'è amor, non v'è più pace,

Dove regna il fiero orgoglio;

Tollerar, no, più non voglio

Tanti affanni nel mio cuor.

A voler non sono audace

Quel ch'è giusto, quel che giova;

E il negarmelo è una prova

Di viltà, di poco amor.

Non ecc. (parte)

 

 

 

 


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