Carlo Goldoni
Ircana in Ispaan

ATTO PRIMO

Scena Settima. Ircana poi Machmut con alcuni Servi che l’accompagnano

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Scena Settima. Ircana poi Machmut con alcuni Servi che l’accompagnano

 

IRCANA: Ah che talor, lo veggo, son tormentosa a torto;

Ma l'inquieto costume fin dalla culla io porto.

Amor però del mio, no, maggior, non si trova;

Venga l'amor, ch'io nutro, colla fierezza in prova.

Tenti un pietoso inganno d'intenerir quel ciglio.

MACHMUT: (Qui la perfida Ircana?) Empia, dov'è mio figlio?

IRCANA: Al genitor dolente nuova funesta io porto.

Ah il figlio tuo...

MACHMUT: Che avvenne?

IRCANA: Il tuo diletto è morto.

MACHMUT: Morto Tamas? oh Numi! la vista, ahi, mi si oscura.

Ah de' miei sdegni ad onta langue in me la natura.

Tu senza pianto agli occhi, barbara, lo dicesti?

Il figlio mio chi ha ucciso?

IRCANA: Crudel! tu l'uccidesti.

MACHMUT: Io l'uccisor del figlio? No, perfida, il mio sdegno

L'odiai sposo infedele, l'odiai di te consorte:

Seco a ragion mi accese, ma non fino a tal segno.

Sì che bramai punirlo, ma non colla sua morte.

Tu, di furore accesa, perfido core ingrato,

Per vendicar tuoi scorni, tu l'averai svenato.

IRCANA: No, di sua mano istessa Tamas ferir si vide.

Muoio, diss'ei cadendo, e il genitor mi uccide.

Sì, il padre mio, soggiunse, padre inumano, ingrato,

Che del mio cuore ad onta, m'ha all'imeneo forzato;

Pianger, pregar non valse del genitore al piede,

Seco vantar fu vano l'amor mio, la mia fede;

Strinsi l'odiata sposa a mio dispetto al seno:

Sarà contento il padre, sarà contento appieno.

Ecco (alzando la destra), ecco il tremendo effetto...

MACHMUT: Ah tu, crudel, lasciasti ch'ei si ferisse il petto?

IRCANA: Sì, a quella vista, in seno intenerir m'intesi,

Ma dal tuo cuore istesso a incrudelire appresi.

Dissi fra me in quel punto: s'io lo sottraggo a morte,

Sposo di me infelice, qual sarà la sua sorte?

Esule, in odio al padre, senza soccorso e amici,

Meco dovrà, vivendo, menar giorni infelici.

Pria di penar coll'odio del genitore intorno,

Di lunga etade i danni finiscano in un giorno.

Ei mi preceda a morte, lo seguirò fra poco:

Vivremo entrambi uniti per sempre in miglior loco.

Giace colà fra i tronchi il figlio tuo ferito,

E di seguirlo è pronto il mio coraggio ardito.

MACHMUT: Tamas, se spiri ancora, il mio soccorso aspetta;

Vedrai nel sangue mio, vedrai la tua vendetta.

Sulla caduta spoglia voglio morir...

(avviandosi verso la scena)

IRCANA: Signore, (arrestandolo)

Giunge il figliuolo estinto a impietosirti il core?

Morto lo piangi, e in vita d'odio nutristi il vanto?

MACHMUT: Ah! non credea che il perderlo mi avesse a costar tanto.

Lasciami andar.

IRCANA: Ti arresta; gente pietosa accorse

All'infelice appresso, della sua vita in forse.

MACHMUT: Morto non è?

IRCANA: No, ancora a palpitar lo vidi.

Ma se ti mira e trema, col suo timor l'uccidi.

Rustica man con l'erbe lascia che a vita il renda,

E della cura il fine dal nostro cor si attenda.

MACHMUT: Deh, al genitore il figlio pietoso ciel ridoni.

IRCANA: Se lo rivedi in vita, signor, di', gli perdoni?

MACHMUT: Sì, l'amor mio mel chiede.

IRCANA: Spera che il ciel pietoso

Ricompensar non lasci quest'amor generoso.

Prendi il duol che provasti qual pena al tuo rigore:

La gioia inaspettata premio sia dell'amore.

MACHMUT: Che a rivederlo almeno vada tra fronda e fronda...

IRCANA: Odi, pria di vederlo, ed il tuo cuor risponda

Se gli perdoni, e teco lo guidi alle tue porte,

Che sarà poi di questa sua misera consorte?

MACHMUT: Fa ch'egli viva, e spera.

IRCANA: Sì, Machmut pietoso;

Spero nel cuor d'un padre benefico, amoroso

Parmi veder fra l'ombre di quelle piante... è desso:

Tamas, Tamas, deh vieni al genitore oppresso. (chiamandolo)

Eccolo ch'egli vive, il cielo a te il ridona. (a Machmut)

Tamas, ritorna in vita. Il padre a noi perdona.

 


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