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TAMAS: Eccomi a' piedi tuoi. (si getta ai piedi di Machmut)
MACHMUT: Tamas, ritorna in vita.
Dove, mio caro figlio, dov'è la tua ferita?
TAMAS: Deh, genitor perdona l'arte pietosa, umana;
La mia ferita ho al cuore, la feritrice è Ircana.
Sì, mi piagar quei lumi della fedel consorte,
E il tuo rigore, o padre, darmi potea la morte.
Ella il tuo cuor calmando, porse al mio male aita;
Tu, genitor pietoso, tu mi richiami in vita.
(Machmut guarda confusamente Tamas e Arcana)
IRCANA: Ecco di nuova colpa rea questa donna ultrice;
Ma se ti rende un figlio, per te colpa è felice.
Tu l'odieresti ancora, se il mio pietoso inganno
L'odio non ti cambiava in amoroso affanno.
Ma se lodata è l'opra, allor che giova e piace,
Deesi punir talora chi meditolla audace?
Tu perdonasti al figlio sia la tua gioia intera.
Tamas trionfi, e Ircana sia condannata e pera.
(Machmut guarda i due come sopra)
IRCANA: Non domandargli in dono
La vita di una rea, chiedi per te il perdono,
Prostrati innanzi a lui; della tua sposa esangue
Di' che gli basti il pianto, di' che gli basti il sangue.
TAMAS: Deh genitor, la vita... (inginocchiandosi)
IRCANA: Suocero, a me la morte. (inginocchiandosi)
MACHMUT: (Resistere chi puote? ah, non ho il cuor sì forte).
TAMAS: Sperar posso il padre mio placato?
IRCANA: Sì, ti perdona il padre: meco fia solo irato
MACHMUT: Perfida! dal tuo cuore sperar se si potesse...
Ah tu sei fortunata fin nelle colpe istesse.