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MACHMUT: Miseri genitori! usasi ogni arte, ogni opra,
Che la ragion nei figli folle passion non copra;
Sdegni, castighi ed onte lor si minaccia e intima,
Ma dopo il fallo ancora parla l'amor di prima.
Padre se stesso inganna, se disamar procura:
Vince ogni sdegno alfine l'affetto e la natura.
BULGANZAR: Signor, per le tue donne trovata ho una custode
Che merita ogni stima, che merita ogni lode.
Vecchia, ma non schifosa, non pazza e non ingorda;
Non ha che un sol difetto, è un poco un poco sorda.
MACHMUT: Dov'è costei?
BULGANZAR: Ti accosta. (a Vajassa)
(le fa cenno che venga innanzi)
MACHMUT: Sei tartara, o persiana?
BULGANZAR: Via, non gli dai risposta?
BULGANZAR: Se sei di Persia o Tartaria. (forte)
VAJASSA: Oh son di più lontano. Son nata in Barbaria.
MACHMUT: Come in Persia venuta?
VAJASSA: In Persia, signor sì.
VAJASSA: Trent'anni saran ch'io sono qui.
BULGANZAR: Il tuo nome ti chiede. (forte)
VAJASSA: Vajassa è il nome mio;
Avvezza a custodire le femmine son io.
Sotto di me le schiave riescono brave e buone,
E fo che soprattutto rispettino il padrone.
Se mormorar vorranno... l'occhio terrò attentissimo,
E se parleran piano, le sentirò benissimo.
VAJASSA: Che ha detto? (a Bulganzar)
BULGANZAR: Che sei sorda. (forte)
VAJASSA: Va, pazzo; ho due orecchie felici.
MACHMUT: Fin che troviam di meglio, costei resti all'uffizio.(a Bulganzar)
VAJASSA: Cosa dice? (a Bulganzar)
BULGANZAR: Ti ferma custode al suo servizio. (forte)
VAJASSA: Sì, signor, per servizio anch'io la grazia accetto,
E della mia custodia vedrete il buon effetto.
Non lascierò venire nessun, fin ch'io ci sono:
Tu pur ti farò stare lontan, poco di buono; (a Bulganzar)
Perché voi altri eunuchi, se altro mal non ci fate,
L'odore di bestiaccia là dentro ci portate.
MACHMUT: Sien da costei per ora le donne custodite;
Di te per cenno mio di ciò sieno avvertite.(a Bulganzar)
Di sordità il difetto soffribile è in costei,
Se abilità s'accoppia e fedeltate in lei. (parte)