Carlo Goldoni
Ircana in Ispaan

ATTO SECONDO

Scena Terza. Vajassa e Bulganzar

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Scena Terza. Vajassa e Bulganzar

 

BULGANZAR: Hai capito? (forte)

VAJASSA: Ho capito

BULGANZAR: Anderà ben così? (forte)

VAJASSA: (Non ho inteso parola). Io crederei di sì.

BULGANZAR: Vado ad unir le donne, che son fra queste porte

Sparse di qua e di .

VAJASSA: Parla un poco più forte.

BULGANZAR: Non ci senti? (forte)

VAJASSA: Ci sento.

BULGANZAR: Se seguiti così,

Ci vuole una trombetta.

VAJASSA: Trombetta? Eccola qui!

Nelle giornate umide certa flussion mi viene...

Grazie al ciel, non son sorda, ma non ci sento bene:

Parlami in questa canna, che sentirò assai più.

BULGANZAR: Proviamo. (parla nella canna all’orecchio di Vaiassa)

VAJASSA: Non è vero, un bricconcel sei tu.

Oibò che baronate! uh che cose da foco!

Non voglio sentir altro... Seguita un altro poco. (mostrando che Bulganzar le dica all’orecchio delle impertinenze)

Sì, va a chiamar le schiave; bene, le spose ancora.

Ti aspetterò. Sta zitto. Che dici in tua buon'ora?

Oh che briccon! Va via; tu mi hai solleticata.

BULGANZAR: (Curcuma in questa vecchia mi par che sia rinata).

 


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