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BULGANZAR: Hai capito? (forte)
BULGANZAR: Anderà ben così? (forte)
VAJASSA: (Non ho inteso parola). Io crederei di sì.
BULGANZAR: Vado ad unir le donne, che son fra queste porte
VAJASSA: Parla un poco più forte.
BULGANZAR: Non ci senti? (forte)
Ci vuole una trombetta.
VAJASSA: Trombetta? Eccola qui!
Nelle giornate umide certa flussion mi viene...
Grazie al ciel, non son sorda, ma non ci sento bene:
Parlami in questa canna, che sentirò assai più.
BULGANZAR: Proviamo. (parla nella canna all’orecchio di Vaiassa)
VAJASSA: Non è vero, un bricconcel sei tu.
Oibò che baronate! uh che cose da foco!
Non voglio sentir altro... Seguita un altro poco. (mostrando che Bulganzar le dica all’orecchio delle impertinenze)
Sì, va a chiamar le schiave; bene, le spose ancora.
Ti aspetterò. Sta zitto. Che dici in tua buon'ora?
Oh che briccon! Va via; tu mi hai solleticata.
BULGANZAR: (Curcuma in questa vecchia mi par che sia rinata).