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IBRAIMA: Eccola la custode. Mirala, brutta e antica.
ZAMA: Sia come esser si voglia, ci giova averla amica.
Diciamle qualche lode all'uso del paese.
VAJASSA: Eccole; se son buone, anch'io sarò cortese.
ZAMA: O saggia, o venerabile, degnissima matrona,
O tal che fra le donne ha merto di corona,
O degna d'obbedienza, o degna di rispetto,
VAJASSA: Che cosa avete detto?
ZAMA: Vi offersi il cuor sincero, rispetto e obbedienza,
Lasciate che vi baci la man per riverenza. (le bacia la mano)
VAJASSA: Brava la mia figliuola; così vi vorrò bene. (a Zama)
E voi non vi degnate di far quel che conviene? (a Ibraima)
IBRAIMA: Il cielo vi conceda e pace e sanità,
E facciavi vedere di Nestore l'età.
Mantengavi, qual siete, il ciel robusta e forte,
VAJASSA: Dite un poco più forte.
ZAMA: Me ne accorsi. (a Ibraima)
VAJASSA: Non vo' si parli piano.
IBRAIMA: Prometto d'obbedirvi, e baciovi la mano.(le bacia la mano)
VAJASSA: Così mi piacerete, per voi sarò amorosa.
(Vedersi rispettare è pur la bella cosa!)
VAJASSA: Se mi vorrete bene, anch'io ve ne vorrò.
IBRAIMA: Son giovane discreta.
IBRAIMA: Or madre mia voi siete.
ZAMA: Son vostra figlia anch'io.
VAJASSA: Andate a ritirarvi, or or sarò da voi.
IBRAIMA: Stiam ben con questa sorda. (piano a Zama)
ZAMA: Anzi, meglio per noi: (a Ibraima)
Potremo a nostra voglia parlar liberamente. (parte)
IBRAIMA: Sì, sì, potrem la vecchia burlare impunemente.(parte)