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VAJASSA: Cosa mai hanno detto? oh sordità infelice!
M'arrabbio se non posso sentir quel che si dice.
LISCA: (Eccola qui la sorda che Bulganzar mi ha detto.
Forte convien parlare se intorno ha un tal difetto).
VAJASSA: (Un'altra donna è qui).
LISCA: (Vo' farle un complimento).
Madre mia, vi saluto. (forte nell’orecchio)
VAJASSA: Non strillate, ci sento.
LISCA: Scusate, mi hanno detto che poco ci sentite
LISCA: D'aver parlato forte io vi dicea il perché.
Scusatemi, vi prego, se non è vero.
VAJASSA: Che?
LISCA: (È sorda, e non vuol esserlo). Ci parlerem dappoi. (forte)
VAJASSA: Ci parlerem, v'ho inteso, quando vorrete voi.
VAJASSA: Che cosa?
VAJASSA: Voi avete una voce che non capisco niente.
LISCA: Dico che vi saluto. (forte)
Bisogno c'era dunque di tanto incomodarmi?
Anche nelle parole io voglio economia.
Quando che si saluta, s'inchina, e si va via.
LISCA: (s’inchina) (Mi fa crepar di ridere la vecchia sgangherata). (parte)